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Il movimento Lgbt si divide: sit-in di Palermo Pride contro il sottosegretario di Iv Scalfarotto

Il sit-in di Palermo Pride davanti a Palazzo delle Aquile

«Nessuno si può aspettare che io rinunci a venire a Palermo perché qualcuno fa una manifestazione contro di me». L’ha detto ai giornalisti il sottosegretario dell’Interno Ivan Scalfarotto, a margine della presentazione del libro «Il delitto di Giarre. 1980: un caso insoluto e le battaglie del movimento LGBT+ in Italia» di Francesco Lepore, dopo le polemiche sollevate alla vigilia da parte del Palermo Pride sulla presenza dell’esponente di Italia Viva, accusato di aver contribuito alla bocciatura del disegno di legge Zan.

Proprio per questa ragione, uno degli componenti del coordinamento, che era nella lista dei relatori, ha rinunciato a prendere parte all’iniziativa. Il Palermo Pride ha organizzato in contemporanea un sit-in di protesta davanti a Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, dove era in corso la presentazione del libro. Al sit-in ha preso parte un centinaio di persone.

«Non trovo mai particolarmente elegante quando si individua un nemico singolo, quando si dice il problema è Ivan Scalfarotto - ha aggiunto il sottosegretario -. Non è secondo me una buona pratica politica, perché si corre il rischio di additare all’odio social un individuo. Lo trovo abbastanza discutibile. Ma questo è il gioco democratico: se le associazioni vogliono contestarmi, sono libere di farlo, ma non pensino che io cambi idea. Quando si parla si libri, bisogna sempre assicurare la massima libertà», ha concluso.

Alla presentazione del libro ha partecipato anche il sindaco Leoluca Orlando, che poi è sceso in piazza per portare la propria solidarietà ai manifestanti. «Quello che è accaduto in Parlamento pesa come un macigno sul cammino dei diritti del nostro paese. La bocciatura del ddl Zan è stata una scelta eversiva perché sui diritti non si media», ha detto Orlando.
«A Luigi Carollo - ha detto Orlando - consegno questo importante libro che è opportuno presentare in questa piazza. Quarant'anni fa si verificava un episodio terribile che ha messo a nudo l’arretratezza della nostra realtà. A quei giovani che sono morti per il loro amore e a questa piazza che rivendica i propri diritti possiamo dire missione compiuta ma non ancora completata. Sarà completata soltanto quando saranno rispettati i diritti di tutti. L’identità non dipende dal sangue dei genitori ma è un atto supremo di libertà. E viene prima del diritto alla vita», ha concluso il sindaco.

«Questo è un evento prettamente culturale che nulla ha a che vedere con le giuste recriminazioni che il movimento Lgbt italiano e il coordinamento Palermo Pride agita e che sono quelle realtive all’affossamento del ddl Zan», ha detto il giornalista Francesco Lepore a margine della presentazione del suo libro «Il delitto di Giarre», edito da Rizzoli. «Sul ddl Zan, se colpe ha Italia Viva, i 24 voti dei cosiddetti franchi tiratori andrebbero ricercati anche al di fuori, comunque nei parlamentari del Pd, del M5s, del gruppo misto dissenzienti o comunque legati all’area cattolica - ha aggiunto - . Rispetto e comprendo anche la sollevazione indetta dal Palermo Pride, ma ovviamente non la condivido, perché questo è un evento che nulla ha a che fare con la discussione del ddl Zan». Lepore ha sottolineato che «l'onorevole Scalfarotto è qui in veste di amico e di ospite, titolato a parlare, vista la sua storia di parlamentare gay dichiarato e il suo ruolo di fondatore di Parks, un’associazione Lgbt. E soprattutto è qui per parlare di questo libro inchiesta che ha fatto venire alla luce la storia di due gay uccisi per lavare l’onta della loro omosessualità», ha concluso.

«Il disegno di legge Zan - ha detto ancora Scalfarotto - è stato gestito malissimo. È stato portato consapevolmente contro un muro perché a luglio si era avuta una votazione palese nella quale non eravamo andati sotto per un voto. Quindi si sapeva che questa era una votazione rischiosissima. Sapevamo tutti che i numeri del Senato non sono quelli della Camera. Oggi siamo senza una legge, meglio averne una di compromesso che nessuna». Secondo il sottosegretario «il nostro Paese - ha aggiunto - è sempre cresciuto con delle leggi di compromesso come quella sull'aborto, il divorzio e quella sulle unioni civili, ma noi non rinunceremmo mai a queste leggi di progresso. Io ero uno di quelli che credeva che una legge sul contrasto all’omotransfobia ci volesse e che per arrivarci valesse la pensa anche di rinunciare a qualcosa. Se qualcuno la pensa diversamente da me, va benissimo - ha sottolineato -, liberi tutti di criticare la mia opinione, libero di continuare ad affermarla con piena convinzione».

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