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Inchiesta sui conti del Comune di Palermo: Orlando chiederà di essere sentito dai magistrati

Chiederà di essere sentito dai pubblici ministeri subito dopo aver esaminato i documenti depositati dalla Procura il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, indagato insieme ad altre 23 persone con l’accusa di aver falsificato i bilanci di previsione del Comune per gli anni 2016, 2017, 2018 e 2019. Il legale di Orlando, l’avvocato Roberto Mangano, non ha ancora avuto accesso all’enorme mole di carte dell’inchiesta. Mercoledì sera al sindaco e a 23 tra ex assessori e funzionari comunali è stato notificato l’avviso di chiusura dell’indagine. Gli indagati hanno 20 giorni per chiedere di essere interrogati. Orlando risponde di "falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico".

Inchiesta al Comune di Palermo, le accuse

Secondo i magistrati "i pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale delle schede di previsione di entrate sovrastimate (tenuto conto dei dati - a loro noti - degli effettivi accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti) così inducendo in errore il consiglio comunale di Palermo sulla verità dell’atto, determinandolo ad adottare la deliberazione con la quale veniva approvato il bilancio di previsione". Un capitolo delle accuse riguarda i bilanci di previsione, un altro i rendiconti di gestione. A Orlando viene contestata anche una direttiva del 18 giugno 2018 “per avere in un atto pubblico facente fede fino a querela di falso...esposto dati falsi ed in particolare riportato crediti da riconoscere/transigere del Comune verso le società partecipate inferiori rispetto a quelle reali". Il riferimento è ai debiti del Comune verso l’Amat (la società che gestisce il trasporto pubblico in città ndr) : sarebbero stati "quantificati falsamente in soli 197 mila euro, per l’anno 2016, a fronte di crediti della società privi di impegni di spesa pari a 8 milioni 890 mila euro".

Inchiesta al Comune di Palermo, il capitolo Rap

Secondo l’accusa il bilancio comunale del 2016 riportava falsi dati di previsioni nelle entrate e falsi costi del servizio della Rap, che però, secondo gli inquirenti, ha avuto molto meno di quanto le spettasse. E Leoluca Orlando, così come riporta il Giornale di Sicilia in edicola, è espressamente coinvolto: viene citato dagli inquirenti a proposito della "direttiva del sindaco del 18-6-2018". Secondo la procura ha "esposto dati ed in particolare riportato crediti da riconoscere/transigere del Comune verso le partecipate inferiori a quelli reali". Per i finanzieri ha "quantificato falsamente in soli 7 milioni e 636 mila euro i debiti del Comune verso la Rap per l’anno 2016, a fronte di debiti reali che ammontavano a 19 milioni e 97 mila euro". Mancano all’appello circa 12 milioni.

Inchiesta al Comune di Palermo, il capitolo Amat

Ad Orlando viene attribuita anche una clamorosa differenza, tra soldi che doveva stanziare il Comune e crediti vantati dall’Amat. Il sindaco, per l'accusa, quantifica "falsamente in soli 197 mila euro - si legge nell’atto giudiziario -, i debiti del Comune verso l’Amat per l’anno 2016, a fronte di crediti della società privi di impegni di spesa pari a 8 milioni e 890 mila euro". Per il 2016, poi, gli investigatori ritengono che siano state inviate alla ragioneria generale delle schede di previsione di entrata molto sovrastimate al fine di fare approvare il bilancio. Sergio Pollicita, capo area delle relazioni istituzionali sviluppo e innovazione, si legge nelle carte, aveva previsto nel capitolo recupero indennità di occupazione di immobili di proprietà comunale 9 milioni e mezzo di euro. L’accertamento per il 2015 non era disponibile mentre per il 2016 era di un milione e 875 mila euro. Daniela Rimedio, dirigente servizio Tari, aveva previsto 10 milioni di euro per il recupero delle tasse non pagate, nel 2015 l’accertamento è di 2 milioni e 478 mila euro mentre per il 2016 poco più di quattro milioni e 100 mila euro. Anche sulle multe per infrazioni stradali le previsioni, sostiene l’accusa, erano gonfiate in modo clamoroso. La dirigente Lucietta Accordino, dirigente del servizio affari generali e gestione procedure sanzionatorie presso il comando della polizia municipale "previo accordo con l’assessore al Bilancio Luciano Abbonato" come scrivono i pm, aveva fatto una previsione di ben 85 milioni di euro. L’accertamento nel 2015 era di 65 milioni e 236 mila euro, mentre per il 2016 è addirittura inferiore e si ferma a 65 milioni. "Ballano" dunque 20 milioni in meno. Stesso discorso nel settore edilizia: l’architetto Mario Li Castri, capo area tecnica della riqualificazione urbana e delle infrastrutture, imputato in un altro processo per corruzione, e Paolo Porretto, dirigente del servizio sportello unico edilizia, avevano previsto sui contributi di edificabilità per le opere di urbanizzazione 11 milioni di euro, ma l’accertamento nel 2015 era di 5 milioni e 200 mila, nel 2016 circa 4 milioni e mezzo. Anche sul condono edilizio le entrate sarebbero state sovrastimate. La previsione fatta da Giovanni Carlo Galvano dirigente dell’ufficio condono edilizio e controllo era di 6 milioni e mezzo a fronte di un accertamento nel 2015 di appena un milione e 163 mila e nel 2016 di 4 milioni e mezzo. Il costo del contratto per il servizio di raccolta rifiuti della Rap sarebbe stato invece sottostimato. La previsione era di circa 113 milioni di euro circa. Il costo effettivo 114 milioni circa, con una differenza di 800 mila euro. Nonostante le previsioni delle entrate e del costo del servizio Rap ritenute false dall’accusa, Leonardo Brucato, capo del settore Tributi, Luigi Mortillaro dirigente del servizio Bilancio, Carmela Agnello, ragioniere generale hanno dato parere favorevole alla proposta di delibera di giunta per l’approvazione dello schema di bilancio di previsione.

Rap meno soldi e sovrastima degli incassi

Non solo il Comune avrebbe dato molti meno soldi di quelli che spettavano alla Rap, in più avrebbe sovrastimato gli incassi per le "sovratasse ed interessi su quote arretrate Tares" nel bilancio di previsione 2017. Furono di 9 milioni e mezzo, l’accertamento invece si fermò a 6 milioni e mezzo. Per la Tarsu fu di 4 milioni e 387 mila, ne entrarono 2 milioni e 300 mila.

Il calcolo degli accantonamenti e il ruolo dell’ex assessore Abbonato

Quella della procura è una nuova tegola, forse la più pesante, che cade sulla testa di un'amministrazione in forte difficoltà. Un'inchiesta che, come evidenzia il Giornale di Sicilia in edicola, scruta anche la prima parte della sindacatura, quando a tenere i cordoni della borsa era Luciano Abbonato, nominato nel 2012 e poi dimessosi a fine del 2016 perché indicato dall'Anci a magistrato componente della Corte dei Conti. Giovane, bocconiano, competente, apprezzato dal sindaco, fu lui a mettere benzina alle attività del primo cittadino. Ma i suoi movimenti all'interno degli uffici di via Roma non sempre furono felpati. Ben presto entrò in attrito col ragioniere generale, Paolo Basile, che fu sostituito con Carmela Agnello. Basile verrà ripescato successivamente, all'inizio del nuovo mandato. All'assessore, che il sindaco ha pubblicamente elogiato quando ha lasciato l'incarico, qualcuno muoveva critiche per il fatto che utilizzasse una sorta di finanza creativa. Prendiamo i crediti di dubbia esigibilità, si contestava che si operasse un accantonamento al fondo con un calcolo semplificato (cioè in percentuale), anziché quello ordinario (per intero). Due opzioni ammesse dalla legge, sia chiaro, ma che può portare a esiti diversi. Nel 2016, ad esempio, doveva essere messo da parte almeno il 55% dell'ammontare dell'esazione a rischio, nel 2017 il 70%, nel 2018 l'85% e dal 2019 il 100%. Forse lo stato dei conti avrebbe suggerito di accantonare sin da subito l'intera somma dei crediti a rischio anziché solo una quota. Anche perché così facendo si recuperavano somme da spendere; ma se poi si dimostrerà che le entrate erano gonfiate a questo scopo significherebbe che l'amministrazione - che però aveva bisogno di risorse per andare avanti - consumava soldi che non aveva.

La previsione delle contravvenzioni dei vigili arriva fino a 85 milioni

Clamorosa, ad esempio, è la previsione nel 2016 di 85 milioni di euro di contravvenzioni da incassare firmata dalla dirigente Lucietta Accordino: la Corte dei Conti accerterà che l'incassato è stato del 18,8 per cento. E infatti, l’assessore Antonino Gentile abbasserà di 20 milioni quella previsione. Nel 2019, quando la legge ha imposto un accantonamento al 100% sui fondi rischio, il Consiglio comunale ha dovuto aderire alla rateazione ventennale per ripianare lo squilibrio nei fondi-rischio: 20 milioni all'anno per 20 anni. Secondo i magistrati, il tutto era stato architettato per evitare che il Comune fosse dichiarato strutturalmente deficitario. Siamo sempre nel 2016, l'anno successivo ci sarebbero state le nuove amministrative che avrebbero riportato Orlando alla guida dell'amministrazione. La deficitarietà avrebbe comportato il blocco della spesa, limitazioni sulle assunzioni, come poi è puntualmente avvenuto. Ragione per cui, secondo gli inquirenti, si è fatto di tutto per evitare che si attestasse il superamento dei 5 parametri su 10 previsti dalla legge. E si cita l'emendamento del consigliere Mimmo Russo, che sostituiva un allegato del rendiconto contenente una certificazione più favorevole sui debiti fuori bilancio, col parere positivo dell’allora ragioniere Carmela Agnello.

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