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"Uso illegittimo del simbolo Udc", rigettato ricorso contro i dissidenti

PALERMO. La prima sezione civile del Tribunale di Roma ha rigettato, con un'ordinanza, il ricorso cautelare d'urgenza presentato nei giorni scorsi dal segretario politico dell'Udc Lorenzo Cesa nei confronti dei 'dissidenti" siciliani dello scudo crociato che hanno reso nota la decisione.

Il ricorso era stato presentato perchè secondo i ricorrenti, gli ex esponenti siciliani dell' Udc, difesi dall'avvocato Alessia Giorgianni, oltre ad auto attribuirsi senza alcun titolarità la carica di segretario regionale e di segretari provinciali, avrebbero fatto uso improprio e illegittimo del simbolo dell'Udc, ingenerando confusione sulla posizione del partito sul referendum costituzionale di dicembre in difformità con le decisioni assunte dalla Direzione nazionale dell'Udc.

Secondo i giudici «la domanda difetta - si legge nell'ordinanza - del necessario requisito del periculum in mora, la cui mancanza non consente il rilascio del provvedimento richiesto».

In rotta con le posizioni del leader centrista Lorenzo Cesa, i dissidenti siciliani dello scudo crociato hanno rassegnato le dimissioni dal partito, mentre gli otto deputati regionali, eletti nelle fila dell'Udc alle regionali del 2012, hanno creato all'Assemblea regionale il gruppo parlamentare «Centristi per la Sicilia».

«La creazione di un nuovo gruppo politico con la denominazione "Centristi per la Sicilia" - si legge ancora nel provvedimento - porta a ritenere che l'orientamento politico che tali soggetti riterranno di diffondere pubblicamente, anche in relazione alla votazione dei quesiti referendari, non sarà per il futuro associato al partito Udc, ma costituirà espressione di un autonomo indirizzo, differente da quello del partito ricorrente sia per i contenuti, sia per la denominazione utilizzata, sia per il simbolo prescelto, 'Centristi per il sì", del tutto differente da quello del ricorrente».

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