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Storia, mare e ottimi ristoranti: una meta per ogni occasione

La cittadina si affaccia sul golfo e regala scorci suggestivi. Una grande tradizione nella produzione di buccellati. Senza dimenticare il vino

Ottimi ristoranti, una posizione straordinaria, tanti piccoli artigiani, pasticcerie rinomate, la culla del vino siciliano: benvenuti a Casteldaccia. La cittadina si affaccia sul golfo di Termini Imerese delimitato da un lato dal fiume Milicia e dall'altro dal vallone di Casteldaccia. Il territorio si espande più verso l'interno e confina con i comuni di Altavilla, S. Flavia, Bagheria, ma anche, nella parte più alta e più interna, con Bolognetta, Ventimiglia e Caccamo. Nel vasto territorio sono comprese le contrade Cavallaro, Cutelli, Ciandro, Corvo, Navurra e Randino, ognuna con proprie interessanti caratteristiche naturali. Nell’insieme Casteldaccia, poco conosciuta come meta turistica, gode invece di una particolare posizione geografica, che comprende il mare e la collina spingendosi fino alla montagna. La fede religiosa con i suoi riti e tradizioni è una connotazione identitaria degli abitanti di Casteldaccia. La festa patronale di San Giuseppe viene organizzata durante l'anno in due momenti: il 19 marzo, solennità liturgica di San Giuseppe, la festa è esclusivamente di carattere religioso. La solennità viene preceduta da una novena di preparazione predicata da un sacerdote invitato per l'occasione, dalla tradizionale «tavolata» di San Giuseppe con degustazione del minestrone e del pane benedetto, dalla «Vampa» e dai fuochi d'artificio. C’è poi una seconda festa dedicata soprattutto agli emigrati che si organizza a fine agosto.

Un lungo litorale dove scogliere basse si alternano a spiagge di sabbia e ghiaia. È così che si presenta la costa di Casteldaccia, capace di sedurre più di un turista, soprattutto gli stranieri in cerca di mete meno battute. Originariamente denominata Castel d'Accia, a circa 18 chilometri dal capoluogo, riserva una serie di sorprese ai visitatori per la bellezza del suo mare e il valore di alcuni ristoranti rinomati per il pesce. L’Accia, dal greco Selinon riporta alla simbologia mediterranea e alla parentela semantica con la colonia di Selinunte. Il centro è costituito dalla Piazza Matrice su cui volgono le facciate dell'edificio della chiesa cittadina e il Castello del Duca di Salaparuta, nonché una piccola cappella denominata Chiesetta. Sul litorale antistante si trovava la Torre di Gallo, risalente al XVI secolo e demolita agli inizi del XX secolo. Nei pressi si trovano i cosiddetti Villini, edifici privati realizzati nei primi anni del Novecento in stile Liberty, Neogotico ed Eclettico. L'urbanistica del paese si presenta irregolare, caratterizzata da strade strette ed abitazioni tipiche della tradizione siciliana. Negli ultimi anni è stata comunque - come la maggior parte dei centri siciliani - soggetta ad una progressiva riqualificazione urbanistica. È sede dell'antica e internazionalmente apprezzata casa vinicola Vini Corvo, nonché produttrice rinomata di pasticceria siciliana (particolarmente apprezzata la lavorazione della crema di ricotta) e di buccellati.

La storia di Casteldaccia è connotata da tre date: il 1737 quando viene acquistato dal marchese Lungarini un «luogo» denominato «Castellazzo», ed ancora il 1843 quando Eduardo Alliata sposando una Lungarini vi allocherà le cantine Corvo, già esistenti dal 1824, per arrivare al 1854, anno in cui Ferdinando II di Borbone decreta la nascita del nuovo comune di Casteldaccia.

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