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Palermo, risarciti i negozi rovinati dai lavori dell’Anello ferroviario

La causa per i lavori infiniti, condannati anche Rete ferroviaria e le imprese: la quota che dovrà pagare il Comune sarà di 202 mila euro Dal Bar Sicilia alla macelleria, dal corniciaio al venditore di giocattoli: adesso il tribunale dà ragione ai commercianti di via Lazio danneggiati dai ritardi nella costruzione della fermata

In via Sicilia e in viale Lazio, a Palermo, il cantiere per la fermata dell'anello ferroviario ha combinato danni. Molti danni. Negozi chiusi, artigiani che hanno dovuto sloggiare, attività che hanno subito la perdita totale della clientela. Le attività commerciali presenti in zona hanno lamentato di aver subito una rilevante contrazione del fatturato facendo a quel punto l’unica cosa che potevano fare: una causa. E vincendola. Hanno dimostrato che le transenne, gli spazi ristretti che non consentivano nemmeno la consegna delle merci, passaggi pedonali angusti hanno scoraggiato la clientela abituale. A questa si aggiungano rumori, polvere, esalazioni. Il tutto estenuato dal mancato rispetto del fine-lavori, andati molto oltre i termini fissati. Ora i risarcimenti. La fetta più grossa finisce a quello che un tempo si chiamava Bar Sicilia (oggi rilevato dalla famiglia Magrì).

Hanno chiamato a processo Tecnis, Rfi e Italferr, ritenendoli responsabili per non aver vigilato sull’operato dell’appaltatrice, per aver mantenuto «un atteggiamento di incomprensibile inerzia e per aver omesso di adottare le misure necessarie a scongiurare l’aggravamento dei danni», e il Comune «per aver omesso di vigilare – una volta emanata l’ordinanza del 16 aprile del 2015 – nella sua qualità di proprietario delle strade, in modo tale che i lavori fossero eseguiti nei tempi previsti e nel rispetto delle più elementari regole di diligenza, prudenza e perizia». Alla fine sono arrivate le condanne. Una botta - solo per il Comune - di 202 mila euro. Il resto sarà a carico degli altri soccombenti. Palazzo delle Aquile ora deve sborsare il dovuto attraverso un debito fuori bilancio che l'omonima commissione ha già licenziato e ora si attende il passaggio in Consiglio comunale.

Ma andiamo con ordine. L'amministrazione, tramite l'avvocatura comunale, ha tentato di sottrarsi rispetto alla chiamata in causa in quanto soggetto estraneo alle parti contraenti. Il Tribunale civile ha accertato che Rfi, nella vicenda in questione, ha assunto il ruolo di soggetto attuatore e stazione appaltante dei lavori affidati a Tecnis e ha ritenuto responsabili Rfi e Italferr, alla quale era stata affidata l’attività di progettazione e la direzione dei lavori, per la sostanziale inerzia rispetto alle plurime criticità emerse nel corso dei lavori e dinanzi al macroscopico ritardo nella loro conclusione, ritardo in parte ascrivibile ad errore progettuale. Così ha addebitato, conseguentemente, alle società la responsabilità «connessa alla lesione di diritti soggettivi compromessi oltre misura proprio a causa dell’ingiusto protrarsi della permanenza dei cantieri sulle sedi stradali inibite al traffico veicolare (e, in parte, di quello pedonale) nel periodo successivo alla scadenza del termine (luglio 2017) fissato con l’ordinanza comunale del 16 aprile del 2015».

Ma i giudici, comunque, hanno riconosciuto che il Comune è mero beneficiario dell’opera (quindi destinatario dei finanziamenti assegnati per la realizzazione della metroferrovia); tuttavia, gli ha addebitato, quale proprietario e custode delle strade «la responsabilità ex art. 2043 codice civile in epoca successiva alle scadenze rispettivamente concordate, rispettivamente maggio 2017 per viale Lazio e giugno 2018 per via Sicilia». Alla fine della fiera bisognerà sborsare oltre 202 mila euro come quota del Comune fra indennizzi, risarcimenti, interessi legali, spese di giudizio e onorari degli avvocati. In particolare a Gianfranco Palumberi (ex Bar Sicilia) 79.319,17 euro, Onofrio Caminita ( aveva lì una macelleria) 8.356,43; a Maria Assunta La Mattina della S.K.K. Trade srl l 7.781,34 (ristorazione); Alessandro Petrone 18.302,15 (La Tavola moderna); a Eduardo Tripi (negozio di cornici) 6.529,28; a Antonio Lo Dico 26.742,64 (negozio Game Generation).

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