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Call center Almaviva di Palermo, in 400 rischiano il posto di lavoro: «Dimenticati dallo Stato»

Il 30 settembre scadranno le clausole sociali e per loro sarà licenziamento

«Dal gennaio 2023 ad oggi abbiamo lavorato soltanto 20 giorni». Il grido di allarme arriva dall’hotel Plaza di via Gallo, a Palermo, dove Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti con i lavoratori del call center Almaviva a rischio licenziamento. Il 30 settembre scadranno le clausole sociali e per loro sarà licenziamento.

«Tutto a causa di una commessa statale», attacca Giancarlo Mancuso, uno dei quattrocento lavoratori che in Sicilia rischiano il posto di lavoro: «Per rendere un servizio al ministero della Salute con il numero 1500 (numero di pubblica utilità) - prosegue - mentre tutti gli altri colleghi che facevano parte dell’azienda Almaviva hanno usufruito delle clausole sociali, per cui cambiando committente hanno cambiato azienda, a noi questa possibilità non è stata data. Lavorando per lo stato abbiamo perso la clausola e siamo rimasti nel bacino Almaviva».

Il ministero nei vari tavoli istituzionali aveva garantito «che avrebbe fatto diventare questo servizio strutturale - prosegue Mancuso - per poi al 31 dicembre 2022 comunicare la chiusura».

I lavoratori sono così finiti in cassa integrazione e arrivare a fine mese è una vera e propria utopia: «Le difficoltà sono tantissime - racconta Maria, lavoratrice Almaviva dal 2007 - la cassa integrazione non può più essere anticipata dall’azienda ma arriva dal’Inps con tutte le relative difficoltà. Noi abbiamo recepito le prime somme dopo due mesi e l’ultima mensilità ricevuta, ad aprile, abbiamo ricevuto la paga di febbraio, che ammontava a 475 euro. Io ho una famiglia e un ragazzo di 12 anni».

«Ad oggi questi lavoratori non hanno alcuna certezza - attaccano dalla Cisl - e nessuno spiraglio. Sono stati abbandonati dal governo nazionale con un accordo siglato al ministero il 16 dicembre che era volto alla ricollocazione». «Chiediamo da mesi un incontro al presidente della Regione - sottolinea la Uil - ma ancora non abbiamo avuto questo piacere. Riteniamo che dovrebbe esercitare tutta la sua azione politica per il governo di questi processi che invece sono lasciati ad uno stato di galleggiamento circolare che non porta a nessun risultato concreto».

Per la Cgil si tratta della «solita cosa all’italiana: lo Stato ha usato questi lavoratori fino a quando ne ha avuto bisogno, poi gli ha fatto perdere il diritto alla clausola sociale e li ha abbandonati al loro destino».

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