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Palermo, no al ricorso dello Iacp: dovrà pagare l’Imu al Comune per 2 milioni di euro

La decisione è della Corte di giustizia tributaria di primo grado

PALERMO.Inaugurazione locali Istituto Autonomo Case Popolari.via Quintino Sella.Ph.Alessandro Fucarini

Il Comune di Palermo mette a segno un colpo. Da due milioni. Ha recuperato le somme dell'Imu che ora l'Istituto autonomo case popolari deve pagare integralmente, relativamente al 2017. L'area entrate e tributi ha difeso direttamente la posizione dell'amministrazione davanti alla Corte di giustizia tributaria di primo grado la quale ha rigettato il ricorso dello Iacp - che invocava l’esenzione totale dal pagamento dell’imposta municipale sugli immobili - che aveva impugnato l’avviso di accertamento.

Il Comune ha fondato la richiesta sulla base della norma nazionale e del regolamento locale secondo cui l’Imu è dovuta dai proprietari di immobili, siano essi persone fisiche, persone giuridiche o enti, che si trovano nel territorio comunale, indipendentemente dall’eventuale occupazione da parte di terzi.

La normativa, molto composita, ha subito negli anni diverse modifiche ed in particolare il legislatore nazionale ha introdotto nel tempo molteplici esenzioni ed agevolazioni che il Comune ha poi disciplinato. Lo scontro nasce proprio dalla diversa interpretazione che i due enti danno della normativa sulle esenzioni e sulle agevolazioni. Gli uffici hanno infatti calcolato lo sconto di 200 euro per ogni immobile coinvolto nella tassazione. Mentre l'Istituto ha chiesto (giustamente) di non ricomprendere alloggi che non fossero più di sua proprietà, ma pretendeva anche l'esenzione per tutti gli altri nella considerazione del fatto che gli immobili sono tutti classificati come “alloggi sociali”. Sulla prima richiesta il Comune ha posto rimedio (ha tolto circa 1,8 milioni), la seconda però ha ritenuta di non doverla accogliere presentando un conto di 2 milioni, oltre sanzioni e interessi.

La commissione tributaria (presidente Gaetano La Barbera, relatore Daniela Pellingra, giudice Daniela Galazzi) ha dato ragione al Comune sostenendo che non tutti gli immobili appartenenti allo Iacp rientrano automaticamente nella categoria degli “alloggi sociali” e, pertanto, l’Istituto avrebbe dovuto dimostrare per quali dei propri immobili fossero presenti i requisiti richiesti.

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