Il cantiere si trova a un indirizzo che non esiste più. Vicolo Bernava era una via stretta contornata da vecchie case, in zona palazzo di giustizia, fra via Goethe e corso Finocchiaro Aprile. Con la demolizione di cinque palazzetti si è sconvolta la topografia ed è scomparsa anche la via. Un piccolo stravolgimento urbanistico necessario per consentire a operai e mezzi di venire a capo di quell’«imprevisto geologico» che sta ritardando di almeno dieci anni la conclusione del passante ferroviario, l’opera forse più complessa, ambiziosa e costosa (1,2 miliardi alla fine della fiera) che si sta realizzando a Palermo.
L’area dove si muovono ingegneri, ruspe, camion, perforatrici e operai è un gran bazar di fango, materiali, rumore, pezzi meccanici, tubi. Prima del 2021, per quasi due lustri, era rimasto un triste deserto con qualche ciuffo d'erba selvatica qua e là. Abbandonato, insomma, dopo l’interruzione dei lavori a causa dell’acqua che non si è riusciti a irregimentare. Ne nacque un contenzioso con la Sis, che aveva ottenuto l’appalto per l'intera l’opera, concluso con la vittoria di Italferr, che è riuscita ad ottenere l’escussione delle fidejussioni, cioè il pagamento della polizza posta a garanzia del contratto.
Quando i lavori provocarono, a causa dell’acqua, il cedimento degli immobili era il 2012. Da allora si è dovuto ripensare l’intervento, riprogettarlo. Una delle conseguenze è stata anche il blocco del cantiere Papireto, quello fra via Imera e corso Alberto Amedeo. Mancava l’ultimo diaframma di 60 metri per concludere il tunnel del raddoppio. Ma eccoci qua, a lottare con calcoli e mezzi pesanti per domare la forza della natura. «Siamo quasi vicini al risultato - spiega Fiorenzo Laquidara, direttore dei lavori di Italferr -. Ora mancano solamente 18 metri perché nel frattempo siamo andati avanti». Ma non si pensi che sia una cosa da nulla. Per creare un contenimento impermeabile, infatti, è stata commissionata dalla Germania una trivella gigantesca, capace di piantare fino a 33 metri «pali plastici» (servono a fornire l’impermeabilità necessaria a bloccare il micidiale stillicidio) del diametro di 1,2 metri. «Riusciamo a piantare un palo al giorno. Da una parte (verso la stazione Lolli, ndr) ne abbiamo già collocati dieci - continua l'ingegnere Laquidara - e stiamo procedendo a effettuare i carotaggi che ci diranno se il tipo di intervento effettuato ha consegnato il risultato che volevamo ottenere, cioè la impermeabilizzazione delle zone dove bisogna scavare».
Questo nuovo intervento, dopo la risoluzione contrattuale con Sis, è stato assegnato al raggruppamento temporaneo «Europea 92 S.p.A./Cipa S.p.A.» per un valore di 18 milioni. Si è provveduto a realizzare un pozzo a cielo aperto per 40 metri: a pochi metri dalle estremità del pozzo si trovano i due fronti delle gallerie già scavati. Fatte le opportune verifiche sul campo si avvieranno le operazioni di scavo con mezzi meccanici dall’interno del pozzo verso i fronti delle gallerie per i rimanenti metri di galleria da realizzare. Ci sono fili che scendono giù nel pozzo, altri collegati a sensori poggiati alle pareti delle case. «Qui tutte le attività sono oggetto di monitoraggio continuo e l’intera area dei lavori è oggetto di controllo topografico automatizzato - conclude Laquidara - con allarmi e messaggi telefonici di avviso ai responsabili in caso si dovessero presentare anomalie».
Ma quanto manca ancora? Siamo sicuri che questa sia la volta buona e non ci sarà un altro intoppo? «Per noi gli intoppi sono un danno - ragiona Francesco Zambonelli, project manager di Italferr, cioè il responsabile del progetto -, quindi banalmente abbiamo tutto l’interesse a completare le opere». Secondo Zambonelli tutto il 2024 se ne andrà per questo tipo di lavori e la realizzazione della galleria mancante: «Poi - spiega - bisognerà nuovamente appaltare i lavori per completare la fermata Papireto e attrezzare le gallerie». Parliamo di binari, sistemi di ventilazione, elettrificazione e le molte altre cose da impiantare nei 3,6 chilometri del nuovo doppio binario dalla stazione Notarbartolo fino a quella di Orlèans, ormai l’unico tratto da attrezzare dell’intero passante. Un’opera da 45-50 milioni. «Pensiamo che per la messa in esercizio - spiega Pietro Panzavecchia di Rfi, il committente dell’opera - bisognerà attendere la fine del 2026».
«L’unico modo per risarcire i cittadini dei ritardi e dei disagi patiti è non perdere altro tempo - sostiene Salvatore Orlando, assessore comunale ai Lavori pubblici -. Ma siamo molto fiduciosi, abbiamo instaurato un ottimo rapporto di collaborazione con Rfi e Italferr, confidiamo che questa sarà la fase finale di un’opera che cambierà la mobilità in città».
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