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In Sicilia diventano più facili gli appalti senza gara: ecco cosa cambia con la riforma del codice

Dopo mesi di pressing da parte del governo Schifani l’Assemblea regionale siciliana ha approvato il nuovo codice degli appalti. Tecnicamente, è il recepimento delle nuove norme introdotte a livello nazionale un anno fa, anche se con alcune modifiche, che fanno temere al Pd effetti catastrofici in termini di trasparenza degli appalti.

È la norma che quasi liberalizza la trattativa negoziata ad aver messo muro contro muro governo e opposizioni. Si tratta dell’articolo che consente di evitare la gara tradizionale per appalti che valgono fino a 5,3 milioni. Sotto questa soglia la stazione appaltante può decidere di invitare solo alcune ditte e poi scegliere l’offerta più vantaggiosa. In particolare ogni stazione appaltante inviterà 5 aziende per appalti che arrivano fino a un milione di euro, 10 aziende per quelli che vanno da un milione a 5,3.

Il Pd ieri ha convocato una conferenza stampa per lanciare l’allerta: «In Sicilia - hanno detto il capogruppo Michele Catanzaro - oltre l’80% degli appalti è sotto la soglia dei 5,3 milioni. In pratica, col nuovo codice non si faranno più gare ma solo procedure negoziate». Fino a ieri vigevano altri limiti: fino a 150 mila euro si poteva procedere con affidamento diretto ma sopra questa soglia serviva sempre una gara tradizionale.

La rivoluzione introdotta col nuovo codice replica esattamente la normativa che viene applicata già da un anno a livello nazionale ma per il presidente dell’Antimafia, Antonello Cracolici «in Sicilia bisognava almeno raddoppiare il numero di ditte da invitare perché è evidente che un numero così basso, in una regione con un forte radicamento di criminalità e malaffare, potrebbe consentire la nascita di cartelli ed accordi per condizionare il sistema degli affidamenti».

Secondo il Pd questo sistema influenzerà anche la valutazione dei ribassi riducendo così il risparmio per la Regione. I Dem hanno ottenuto l’introduzione di un albo regionale a cui dovranno essere iscritte tutte le imprese che vorranno partecipare alle procedure negoziate. E per ottenere l’iscrizione dovranno essere in regola con la certificazione antimafia, il fisco e la contribuzione. Inoltre, sempre per gli appalti sotto i 5,3 milioni, viene meno l’obbligo di pubblicare i bandi in Gazzetta ufficiale: basterà la pubblicazione sul sito dell’ente appaltante.

Il governo però dà una lettura diametralmente opposta a quella del Pd. Per il presidente della Regione, Renato Schifani, e per l’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò le nuove misure taglieranno i tempi degli appalti, fino a dimezzarli, consentendo di spendere più velocemente i fondi europei: «Il nuovo codice degli appalti darà certezza agli enti locali e a tutte quelle strutture come aziende sanitarie, consorzi e altre pubbliche amministrazioni chiamate nei prossimi mesi a gestire gare per opere pubbliche finanziate da importanti risorse economiche provenienti dal Pnrr e dalla Programmazione europea 2021-2027».

Aricò e Schifani sottolineano altre novità della legge approvata all’Ars: «La Commissione lavori pubblici sarà adesso chiamata ad analizzare soltanto i progetti con importo superiore a 20 milioni di euro, consentendo una maggiore rapidità nei tempi di approvazione».

La riforma cambia anche il profilo della Centrale acquisti della Regione: «Nasce la Centrale di committenza unica regionale, articolata in una Centrale di committenza per beni e servizi sotto il controllo dell'assessorato dell'Economia e in una Centrale di committenza per gli appalti di lavori pubblici e di servizi di ingegneria e architettura - le ex Urega - incardinata presso il dipartimento regionale Tecnico dell'assessorato delle Infrastrutture» ha spiegato Aricò.

Fratelli d’Italia ritiene centrato uno degli obiettivi di governo: «Grazie a un nostro emendamento è stato migliorato il testo iniziale - ha spiegato Giusy Savarino -, i giovani di talento e le piccole e medie strutture professionali saranno valorizzati e potranno accedere con più facilità ai bandi per gli affidamenti dei servizi di architettura e di ingegneria e dei concorsi di progettazione».

E la Lega collega alle politiche di Salvini le novità appena recepite all’Ars: «Il nuovo codice dà una spinta concreta alla realizzazione di opere pubbliche finora bloccate da un’eccessiva burocrazia. La nostra regione potrà utilizzare le norme sulle quali in prima persona si è speso il ministro Matteo Salvini. Chi attacca il nuovo codice dei contratti l’ho fa per partito preso. Molto spesso qui le opere non vengono realizzate perché si perdono i finanziamenti a causa della lentezza dei bandi di gara». Ma per il grillino Adriano Varrica «ci sono troppe falle nella normativa nazionale che è stata recepita. Abbiamo cercato di raddrizzarne le storture. Ma non potevamo che votare contro». Invece le nuove norme piacciono al presidente dell’Ance Palermo (l’associazione dei costruttori) Massimiliano Miconi: «Ci auguriamo vengano applicate subito, ci sono troppe opere che attendono». Piacciono pure a Vincenzo Di Dio, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Palermo.

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