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Comdata, protesta dei lavoratori del call center di Trenitalia a Palermo: «Tagliare le ore è macelleria sociale»

Sit in alla stazione centrale: i dipendenti che transiteranno nella nuova azienda rischiano di perdere parte della retribuzione

Riduzione fino al 50% delle ore di lavoro e rinuncia di una parte della retribuzione. È questa la proposta di assunzione formalizzata da Comdata ai 250 lavoratori ex Almaviva, della commessa Trenitalia. Per far sentire la loro voce e far rispettare il loro diritto al lavoro, i dipendenti hanno organizzato stamattina un sit-in alla stazione centrale di Palermo e continuano lo sciopero a oltranza per chiedere l’intervento delle istituzioni.

I lavoratori, peraltro, dovranno far pervenire la loro adesione alla proposta, entro un termine esiguo, ragion per cui, sarebbe preclusa ogni possibilità di trattativa sindacale. «Nel cambio di appalto del servizio clienti della commessa Trenitalia, Comdata – spiega Emiliano Cammarata, segretario Slc Cgil Palermo - ha deciso di ricattare i lavoratori che dovrebbero transitare da Almaviva. I lavoratori che hanno un contratto full time e lavorano normalmente 8 ore al giorno, in Comdata andrebbero a lavorare per 4 ore al giorno».

Giuseppe Tumminia, segretario regionale Uil comunicazioni, spiega che è stata fatta una richiesta ai ministeri competenti. «Attendiamo con ansia di essere convocati – dice Tumminia -. Nel frattempo l’azienda subentrante ha stabilito in maniera unilaterale un taglio orizzontale. La riduzione al 50 per cento dello stipendio di un lavoratore che oggi guadagna 1200 euro e deve pagare il mutuo e tutte le spese per le esigenze della propria famiglia, si ritrova con metà del suo salario».

Manifestano la loro preoccupazione i lavoratori che rischiano di non sbarcare il lunario e di non farcela ad arrivare a fine mese. «Tutti i lavoratori – dice Vera Battaglia – con la nuova azienda perderanno ore di lavoro settimanali. Un full time a 8 ore e anche noi che siamo a 6 ore, passeremo a 4 ore. Invece di andare avanti, andiamo sempre indietro. Abbiamo famiglia, figli da crescere. Siamo abbandonati a noi stessi».

Brigida Rao Tamemi sottolinea: «Lo stipendio serve a noi per andare avanti, non per arricchirci. Ci riducono gli stipendi. Perché una grande società come Trenitalia non può assorbire un numero così limitato di persone? Abbiamo 50 anni, ormai non ci prende più nessuno nel mercato del lavoro. È una macelleria sociale». Per Salvatore Seggio della Fistel Cisl «la soluzione è il mantenimento dell’occupazione dei lavoratori e delle retribuzioni».

Claudio Marchesini, segretario regionale Ugl Comunicazioni ripercorre il passaggio da Almaviva Contact, che contava più di 6 mila dipendenti in Sicilia, alle altre aziende. «Almaviva – dice Marchesini - sta spezzettando tutte le commesse che aveva tra le varie aziende. La clausola sociale ci ha aiutato tantissimo ma è sotto attacco, anche dalla politica».

Nel video Emiliano Cammarata, Giuseppe Tumminia, Vera Battaglia, Brigida Rao Tamemi, Salvatore Seggio e Claudio Marchesini.

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