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Turismo, da Palermo le linee per attirare la generazione Z: spende 250 miliardi l’anno

Il centro storico di Palermo comincia a riempirsi di turisti,

«Lo sviluppo del turismo culturale non può che partire dai giovani interlocutori che appartengono al futuro, in particolare la generazione Z, la cui identità è stata plasmata dall’era digitale, dall’ansia climatica, da un panorama finanziario mutevole e dal Covid-19. Di questo si è discusso a Palermo al workshop «Giovani, turismo e patrimonio culturale» durante la manifestazione «Italia è Cultura“ organizzata dall’Università di Studi Europei Jean Monnet di Gorazde in partenariato con l’Università degli Studi di Palermo, a Palazzo Steri, fino al 4 giugno.

L’organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite - ricordano gli organizzatori - stima che i viaggiatori compresi tra i 15 ed i 29 anni, già nel 2015, rappresentassero il 23% dell’intero movimento turistico mondiale, un mercato che nel 2017 era capace di generare a livello globale un fatturato di oltre 250 miliardi di euro. “Bisogna utilizzare il loro linguaggio e saper maneggiare i loro strumenti, la tecnologia. Ma forse bisognerebbe cominciare a immaginare in chiave diversa i luoghi del patrimonio artistico senza ovviamente snaturarli», spiega nel suo intervento Gianmaria Piccinelli, Università della Campania.

Secondo German Ortega Palomo, dell’università di Malaga ad esempio, «esiste un problema nella promozione delle destinazioni da offrire, manca una gestione razionale della distribuzione dei flussi turistici che valorizzino davvero i siti culturali». Questo perché nonostante la Generazione z sia più attenta ai temi ambientali, al consumo etico e all’impatto delle pratiche turistiche, le campagne di marketing delle destinazioni sono invece poco attente alla qualità.

Fabio Carbone, Università Southampton, pone l’accento sull’impatto sociale delle tecnologie: «le università e le famiglie hanno difficoltà a condividere la conoscenza con i giovani che domani saranno i nuovi manager del turismo culturale, serve un contributo reale per migliorare il contatto umano. Bisogna ricreare delle reti e mettere a disposizione fondi per far circolare in Europa i nostri ragazzi, l’Erasmus è un esempio validissimo».

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