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Comune di Palermo, dall'evasione della Tari un’ombra sul riequilibrio

La prima relazione sul piano redatta dal ragioniere generale individua il pericolo maggiore che può esporre a un dissesto

Palazzo delle Aquile a Palermo

Al Comune di Palermo debiti fuori bilancio, fondo rischi legali, anticipazioni di tesoreria. Tre parametri su quattro lasciano ben sperare visto che il loro squilibrio è tale da non destare preoccupazioni, sono facilmente correggibili e, soprattutto, non hanno la necessità che si individuino misure correttive strutturali, ma solamente aggiustamenti una tantum. Viene evidenziato che «il recupero del ritardo accumulato nell’approvazione dei documenti finanziari» è un elemento che denota un miglioramento dello stato generale della macchina amministrativa. Così come alcuni indici di efficienza, come l’indicatore della tempestività dei pagamenti, sono molto migliorati: se l’amministrazione nel 2020 pagava a 31 giorni, nel 2022 la forbice si è ridotta a 8,5 giorni. Solo un elemento di preoccupazione resiste e dà molti pensieri. Ed è il Fondo dei crediti di dubbia esigibilità, il contenitore in bilancio dei soldi accantonati per bilanciare l'ammontare dell'evasione (soprattutto, ma non solo) della Tari. È il succo di trentasette pagine di cui si compone la prima relazione sul piano di riequilibrio elaborata dal ragioniere generale, Paolo Bohuslav Basile, e in primis inviata al sindaco, Roberto Lagalla. La radiografia delle azioni e delle misure che si stanno mettendo in campo per giungere a quel bilanciamento finale che consentirà a Palazzo delle Aquile di accedere al contributo di 180 milioni di euro a fronte di alcune misure (come l'aumento dell'addizionale Irpef a partire dall'anno prossimo e l'efficientamento di alcuni servizi).

«Dal rendiconto di gestione 2021 emerge il conseguimento di tutti gli obiettivi di periodo e non è emersa alcuna nuova forma di disavanzo di gestione, e dunque risulta superata la passività relativa al disavanzo tendenziale del 2021 di 72 milioni». E così il disavanzo in termini assoluti, si rileva essere ridotto di 106 milioni rispetto a un obiettivo annuale di 33. Tutti i salti mortali fatti anche con tutta una serie di attività e previsioni normative, in questo un ruolo lo ha avuto il vicesindaco con delega al Bilancio, Cartolina Varchi, non riescono tuttavia ancora ad eliminare i punti di crisi per le annualità (al momento 20, ma possono essere accorciate) di cui si compone il piano di riequilibrio. Annota Basile, infatti, che «lo squilibrio strutturale determinato dall’incapacità dell’ente di eseguire gli accantonamenti al fondo crediti, nella misura minima prevista dai principi contabili è stato quantificato in circa 56 milioni di euro annui. Tale dato è stato calcolato - dice il ragioniere - sulla base delle attuali serie storiche disponibili, le quali sono purtroppo in significativo peggioramento». Come dire che non si riescono a individuare nelle pieghe della vegetazione finanziaria del Comune le risorse per compensare questo problema.

Del resto, anche gli ultimi dati sulle entrate tributarie non offrono segnali di un’inversione di tendenza. Su un gettito di 101 milioni, nel 2022 la riscossione si è fermata a 68 milioni per la Tari: significa che 32 milioni l’amministrazione deve prenderli da qualche parte e buttarli nel Fondo crediti di difficile esazione.
Infine, una questione che s’affaccia riguarda il Coime, la struttura degli edili finanziata da uno stanziamento statale ad hoc che nel 2022 è stato di 16 milioni. Ma il progressivo pensionamento dei dipendenti «è suscettibile di depotenziare, sino a comprometterla, la possibilità per il Coime di redigere un programma di interventi da sottoporre a finanziamento dello Stato». In altre parole, questi lavoratori rischiano di dovere presto essere a carico delle casse del Comune.

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