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Scontro su Almaviva, i sindacati: «A rischio 800 lavoratori per scelte aziendali sbagliate»

Manifestazione Almaviva

Continua il braccio di ferro tra i sindacati di categoria e l’azienda Almaviva. Sul piatto ci sono 800 lavoratori in tutta Italia, molti dei quali in Sicilia, che rischiano di rimanere a breve senza occupazione. Una lettera mandata nei giorni scorsi da Almaviva Contact a Ministero delle Politiche sociali, ha infatti fatto saltare in aria i sindacati di categoria e alcuni lavoratori ex Alitalia. Nella pec, inviata per conoscenza ai rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici, l’azienda fa riferimento al rifiuto da parte di alcuni dipendenti, oggi in esubero, rei di non aver accettato la clausola sociale o eventualmente l’esodo incentivato. In un comunicato, Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni, rispondono ad Almaviva, ritenendo opportuno fare delle precisazioni in merito a quanto scritto.

«Il fenomeno rappresentato da Almaviva Contact – scrivono le organizzazioni nella nota - riguarda un centinaio di lavoratori, in larghissima maggioranza appartenenti al bacino della commessa ex Alitalia, vicenda travagliata e sofferta che ha visto questi lavoratori rimasti ostaggio per tantissimi mesi nella disputa tra l’Azienda Covisian e Ita. Tale vicenda ha generato tra le lavoratrici e i lavoratori malcontento e profonda sfiducia tale da portare il lavoratore a rifiutare il diritto soggettivo di avvalersi della clausola sociale».

La normativa che obbliga l’azienda che si accaparra la commessa lasciata libera ad assumere i lavoratori della precedente gestione, ha finora salvato tanti posti di lavoro. Ma non tutti ne hanno fatto ricorso. Ed è proprio da ciò che nasce la polemica.

«A tal proposito – precisano i sindacalisti - giova ricordare che in questo ultimo anno ci siamo ritrovati a gestire diversi cambi di appalto, che hanno coinvolto centinaia di lavoratrici e lavoratori di Almaviva Contact, basta citare le commesse WIND3 e TIM aggiudicate da Network Contact, Comdata, e Gruppo Distribuzione Italia, dove quasi tutti i lavoratori coinvolti hanno accettato il passaggio al netto di qualche decina rimasti in Almaviva».

La società dell’imprenditore romano Marco Tripi da qualche anno si sta piano piano disimpegnando delle attività di contact center, trasferendo il suo Core business nel settore IT. Tale scelta aziendale sta creando esuberi ogni qualvolta scade una commessa.

«In questi ultimi anni abbiamo fortemente richiesto ad Almaviva S.p.A. senza mai ottenere risposte certe, un impegno concreto nella individuazione di percorsi di riconversione della sede di Palermo nel settore IT, fortemente in crescita nel quale anche attraverso le risorse del PNRR, Almaviva ha deciso di orientarsi. Riteniamo sia pretestuoso da parte dell’Azienda – sottolineano con forza i sindacati - scaricare sulle lavoratrici e i lavoratori gli effetti di una crisi generata dalle decisioni industriali di Almaviva, a maggior ragione adesso, che ci troviamo a gestire centinaia di esuberi prodotti dalla commessa 1500 Ministero della Salute e American Express. Rappresentare in maniera semplicistica il rifiuto dei lavoratori ad assunzioni stabili, all’incentivo all’esodo o alla riqualificazione professionale senza chiedersi le motivazioni profonde che hanno prodotto tale rifiuto, serve soltanto a ripulirsi la coscienza».

L'azienda aveva proposto incentivo all'esodo

«Gli incentivi proposti da Almaviva non hanno trovato il gradimento della maggioranza dei lavoratori per il semplice motivo che si trattava di cifre irrisorie - spiegano nella nota i sindacati -. I progetti di riqualificazione, fatto certamente positivo, senza garanzie di occupazione e proposte con sede di lavoro a Roma o Milano, non hanno trovato chiaramente disponibilità da parte dei lavoratori perché avrebbero dovuto affrontare un cambiamento senza prospettive future e concrete. Enfatizzare le conseguenze di una vicenda dai contorni molto particolari, come la clausola sociale ITA-Alitalia – concludono - rischia di deviare l’attenzione sul reale problema. Circa 800 lavoratori Almaviva, in tutta Italia, rischiano di perdere il posto di lavoro per colpe che in nessun modo possono essere loro attribuite. Ancora una volta, le scriventi chiedono ad Almaviva di attivare un serio e concreto investimento nel settore I.C.T. sul nostro territorio anche con il coinvolgimento da parte delle istituzioni territoriali, Regione Siciliana in primis, che negli incontri avvenuti ha manifestato la propria disponibilità a cercare di trovare soluzioni che possano salvaguardare l’occupazione nella nostra Regione laddove, messa a rischio da scelte aziendali scellerate, dove i lavoratori sono le vittime e non i carnefici».

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