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Made in Sicily stenta a decollare, Confimprese: "Aziende hanno necessità di internazionalizzarsi"

Il made in Sicily stenta a decollare. Secondo i dati del 2021 diffusi da Confimprese, l’Isola, sul totale nazionale, è riuscita ad esportare soltanto il 2,9% dell’agroalimentare e l’1,9% dell’alimentare - dati calcolati sui milioni di euro esportati. Cifre irrisorie considerate le qualità e soprattutto le potenzialità che i prodotti siciliani sono in grado di esprimere. Allora, ecco che Confimprese mette sul piatto il See Sicily easy export, un piano di collaborazione  finalizzato a favorire l’internazionalizzazione anche delle piccole aziende siciliane, consentendo, così, alle micro e piccole imprese di esportare.

Attraverso la conoscenza e la possibilità dei servizi e delle agevolazioni fornite dalle banche e dalle istituzioni, le imprese saranno aiutate a collocarsi nelle fette di mercato adatte alla loro capacità produttiva. I partner individuati sono Bank of China, Banca d’Italia, Abi, Simest e Ice. Grazie alla rete di convenzioni e alle collaborazioni create da Confimorese, questi istituti saranno in grado di fornire alle aziende i giusti servizi e strumenti per poter individuare i giusti mercati per la collocazione dei prodotti secondo la loro attuale capacità d’esportazione.

Per facilitare il processo, nei prossimi giorni sarà operativo uno sportello nella sede di Confimprese, in via Catania a Palermo, che le aziende potranno sfruttare come interlocutore per comprendere nel dettaglio quali possano essere le giuste mosse e i migliori mercati su cui puntare. Già durante il meeting dei giorni scorsi, gli imprenditori hanno avuto la possibilità di presentare i propri prodotti al dottor Jiangxu, Country Head della filiale italiana di Bank of China, e al dottor Zhang Mingwei, Business general manager della filiale italiana di Bank of China.

"Stiamo cercando di creare una via maestra anche per i piccoli imprenditori - ha commentato Giuseppe Pellerito, vice presidente di Confimprese Palermo e referente del Set Sicily -, le aziende siciliane hanno la necessità di internazionalizzarsi. Alcuni, però, non sanno come poter intercettare i mercati o quali strumenti siano più calzanti per le loro imprese. Adesso, grazie all’accordo raggiunto, queste istituzioni potranno aiutare l’export siciliano, al quale sono molto interessati». Per il momento è tutto in continuo divenire e i frutti del grande lavoro di Confimprese si cominceranno a vedere quando i partner comunicheranno quali fette di mercato sono state individuate per i singoli prodotti e aziende.

Ma dietro non c’è solo la questione, urgentissima, dell’export: «Stiamo tentando di agganciare i tour operator cinesi - prosegue Pellerito -. Il nostro obiettivo è creare un secondo legame con la Cina, che non sia solo di stampo economico. La cultura siciliana è antica, come del resto, quella cinese. Basti pensare per nella nostra Biblioteca Regionale è presente un manoscritto di circa 500 anni fa, che altri non è che la prima traduzione in latino di Confucio».

L’autore dell’opera è Prospero Intorcetta. Originario di Piazza Armerina, lo studioso gesuita che ha rappresentato il punto di incontro tra la società orientale e quella occidentale, giunse in Cina nel 1660 per portare avanti la sua opera pastorale e, contestualmente, portò avanti l’immenso lavoro filologico. «Vogliamo sfruttare questa unione con la cultura cinese - conclude il referente e vice presidente di Confimpresa - affinché si possa creare un legame a doppio filo tra la Sicilia e la Cina».

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