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Ita lascia Almaviva: 570 lavoratori del call center di Palermo ora rischiano di perdere il posto

Ita ha individuato la società Covisian quale fornitore del servizio di gestione dell’assistenza clienti, al termine della procedura competitiva avviata nelle scorse settimane. La scelta lascia a terra Almaviva e nella paura della perdita del posto di lavoro 570 dipendenti del call center che gestiva le prenotazioni per Alitalia.

Ita, si legge in una nota, ritiene «l'area del Customer Center un elemento fondamentale nella relazione con il cliente per la quale è importante assicurare la massima efficienza e sostenibilità. Per questo motivo, nella scelta del fornitore, si è tenuto conto della necessità di erogare tale servizio dall’Italia e della flessibilità nel gestire la curva dei volumi di telefonate in funzione delle esigenze della compagnia da questa fase iniziale di transizione alla fase di piena operatività, il tutto offrendo soluzioni digitali e innovative».

«Nell’attesa che la società aggiudicataria avvii il servizio - prosegue la nota - si aprirà un breve periodo di interim durante il quale tale attività verrà svolta per conto di Ita da personale di Alitalia in Amministrazione Straordinaria. Ita metterà a disposizione una piattaforma virtuale a supporto dell’operatività del Customer Center che utilizzerà nuove tecnologie in ambiente cloud sviluppate da aziende leader di mercato, come la piattaforma Salesforce per la gestione della relazione con i clienti e l’infrastruttura Amazon Web Services per le attività telefoniche, che consente l’impiego anche dell’intelligenza artificiale per migliorare tempi di risposta e qualità nella soluzione delle problematiche del cliente».

La reazione del Comune di Palermo non si è fatta attendere: «Stupisce che Ita, nei comunicati ufficiali per annunciare oggi pomeriggio il nuovo fornitore del servizio per la gestione dell’assistenza clienti, non abbia fatto cenno alle salvaguardie occupazionali previste dalla nostra legislazione», dichiarano il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e l’assessora al Lavoro, Giovanna Marano. «Siamo desiderosi di capire - proseguono - se la professionalità finora garantita dalle centinaia di lavoratrici e lavoratori Almaviva di Palermo venga contrapposta a quella del personale di Alitalia in amministrazione straordinaria. Chiediamo al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di prendere in mano questa grave e delicatissima situazione e gli chiediamo che sia prioritariamente esercitata la clausola di salvaguardia occupazionale».

«È fondamentale che i Governi nazionale e regionale si attivino immediatamente per il rispetto della clausola sociale e il passaggio nella società vincitrice del servizio di assistenza. Occorre evitare una beffa atroce per i lavoratori e le lavoratrici cha hanno già pagato un prezzo altissimo con continue rinunce e sacrifici e che oggi rischiano di essere dimenticati», dice il presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava.

Sulla questione interviene anche Carmelo Miceli, deputato nazionale del Pd. «Sul caso, che sicuramente muoverà l'attenzione del governo nazionale - dice -, dovrebbe subito attivarsi anche il governo regionale, dimostrando di avere a cuore il lavoro dei siciliani in questi mesi già messi duramente alla prova dalla pandemia».

Le richieste di sostegno trovano d’accordo anche la Lega. «Chiediamo - dichiarano i consiglieri comunali, Marianna Caronia e Igor Gerarda - che il Governo nazionale e quello regionale si attivino subito per l’applicazione delle clausole sociali, previste da una legge nazionale nata proprio a seguito di situazioni analoghe che hanno coinvolto il settore dei call center».

Raoul Russo, coordinatore provinciale, e Francesco Scarpinato, capogruppo al comune e coordinatore a Palermo di Fratelli d’Italia puntano il dito contro la decisione di Ita. «E’ incredibile come una nuova società, sostanzialmente pubblica, che opera con fondi statali e che subentra alla compagnia di bandiera possa dimenticare e cancellare con un tratto di penna le clausole di salvaguardia sociale, previste dalla legge soprattutto per casi analoghi a questa situazione che coinvolge il call center di Palermo, che oggi non può perdere 570 posti di lavoro».

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