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Acqua agli agricoltori, a Palermo stop ai prezzi stracciati

Nelle casse del Consorzio di bonifica di Palermo si è registrato finora solo poco più di un terzo delle entrate stimate. Giro di vite anche contro le aziende. Braccio di ferro con la distilleria Bertolino. E parte la caccia agli evasori

PALERMO. Nelle casse del consorzio di bonifica di Palermo dovrebbero entrare ogni anno almeno due milioni e mezzo frutto dell’acqua venduta agli agricoltori ma nel 2014 non si è andati oltre i 900 mila euro. E, secondo le prime verifiche fatte dai nuovi vertici, oltre agli evasori ci sarebbero anche aziende che pagano i servizi a prezzi stracciati. Da qui nasce la politica di revisione dei prezzi annunciata dall’assessorato regionale all’Agricoltura e una caccia agli evasori che si completerà in un paio di settimane.

I prezzi stracciati
Giovanni Tomasino, direttore del consorzio, mette sul tavolo i primi dati: «La Distilleria Bertolino di Partinico versa nelle nostre casse appena 2.500 euro all’anno a fronte del trasferimento di 40 mila metri cubi annui d’acqua». La Bertolino sarà la prima «vittima» del nuovo corso. In realtà l’azienda versa una quota maggiore al Genio civile e al consorzio paga solo lo sfruttamento dei 6 chilometri di condotte che trasportano l’acqua dalla diga Poma a Partinico. Ma è proprio su questo che scatteranno gli aumenti: «Applicando la normale tariffa destinata alle imprese e calcolando il costo del servizio assicurato 24 ore al giorno nel periodo di massima attività della distilleria, porteremo il canone a 39 mila euro annui» conclude Tomasino.

Lo scontro con la Bertolino
Ma su questo fronte si aprirà una battaglia giudiziaria: «Farò causa al consorzio di bonifica - replica Antonina Bertolino -. Non è a loro che dobbiamo pagare l’acqua. Da anni siamo vittime di un ricatto e di fatturazioni sbagliate».

La caccia agli evasori
La battaglia con gli imprenditori sarà solo il primo atto di una campagna d’inverno che prevede la caccia agli evasori e agli allacciamenti abusivi, cioè ai ladri d’acqua. Tomasino ha fatto i conti: «Calcolando l’acqua che passa dalle nostre tubazioni dovremmo incassare almeno 2 milioni e mezzo all’anno ma non riusciamo ad andare oltre i 900 mila euro. È il motivo è che c’è un livello di evasione che supera il 60%. Inoltre sappiamo che c’è pure chi si è allacciato abusivamente alla rete. Abbiamo iniziato a inviare degli ispettori che verificheranno le reali erogazioni d’acqua ed entro 15 giorni avremo un quadro chiaro di chi ha evaso».
Il consorzio di Palermo è uno di quelli che nelle passate gestioni ha accumulato i maggiori debiti. Il buco da coprire ammonta a circa 15 milioni. Sommato a quello degli altri 10 consorzi regionali si arriva così a oltre cento milioni di deficit e per questo motivo l’assessore all’Agricoltura, Nino Caleca, sta pensando di attuare una riforma varata l’anno scorso ma rimasta nel cassetto: prevede di tagliare dirigenti e accorpare i consorzi in due maxi strutture. In debiti verrebbero saldati con un mutuo a carico della Regione.

Il taglio ai finanziamenti
Caleca ha anche fatto inserire in Finanziaria una norma che cancella l’obbligo a carico della Regione di coprire almeno il 95% delle spese dei consorzi di bonifica: ciò porta i costi a carico della Regione a circa 53 milioni all’anno (somme con cui i consorzi pagano 1.200 dipendenti di ruolo e un migliaio di precari). In futuro il contributo della Regione sarà di importo ridotto e sarà anche proporzionale al livello di canoni incassati: più i nuovi dirigenti combatteranno l’evasione, più la Regione aprirà il portafogli.

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