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Imprenditori uniti contro il pizzo: «Ecco perché non ci fa più paura»

Chiara Scaduto, 23 anni, gestisce una caffetteria: «Abbiamo aperto e subito aderito. Oggi c’è una nuova mentalità»

PALERMO. «Quello di Addiopizzo è stato il primo adesivo che abbiamo attaccato sulla vetrina». Manfredi Cuttitta, classe 1992, è uno dei 152 esercenti che hanno aderito ad «Addiopizzo card», l'iniziativa promossa dal comitato Addiopizzo per coinvolgere venditori e acquirenti in un investimento collettivo. Nell'elenco dei negozi convenzionati sono rappresentate quasi tutte la categorie. Dalle caffetterie alle carnezzerie, dai librai agli ottici.

Ma anche negozi di moda e d'arredamento, concessionarie e agenzie di viaggio, discoteche e gallerie d'arte. In ogni punto vendita aderente, ciascun consumatore munito della carta può beneficiare di uno sconto etico, che i commercianti si impegnano a versare su di un fondo destinato a finanziare un progetto di riqualificazione della città. Così anche al Centro Vista Sud di via Emilia. «Noi commercianti non abbiamo costi particolari da sostenere per partecipare - spiega Manfredi, camice bianco d'ordinanza dietro al bancone del negozio - perciò ci va più che bene donare una percentuale del guadagno».

Nella specie, si tratta di uno sconto etico pari al 5 per cento del prezzo dei prodotti acquistati. «Abbiamo aperto da un anno e la prima cosa che abbiamo fatto è stata iscriverci ad Addiopizzo. Di certo come giovani siano più sensibili al problema. Il mio socio, che ha più esperienze lavorative alle spalle, in passato ha dovuto chiudere altre attività per non piegarsi al pizzo - racconta -. Oggi abbiamo telecamere di sorveglianza in tutto il negozio e l'adesivo rappresenta un segnale per chi ci vede: se volessero entrare a riscuotere, saprebbero già chi si trovano di fronte».

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