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Ikea a Palermo, le imprese: problemi per le aziende locali

La Uiltucs: chiederemo di inserire dipendenti in mobilità. Confesercenti: affidare i servizi secondari alle aziende della zona per favorire l’indotto

PALERMO. Le trattative tra il Comune di Palermo e il grande gruppo commerciale dell'Ikea per l'apertura dei suoi magazzini nella zona di Brancaccio creano già le prime schermaglie tra mondo dei lavoratori e rappresentanti delle piccole e medie imprese locali.

La possibilità che l'azienda apra un suo store a Palermo è vista positivamente dai rappresentanti del mondo del lavoro come Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia: "L'apertura di una struttura così grossa a Palermo per noi è un fatto positivo. Ben vengano queste aziende come Ikea che possono dare lavoro ai palermitani. E' un'azienda a carattere internazionale che rispetta i contratti collettivi di lavoro. Nel momento in cui Ikea aprirà i suoi magazzini in città noi vorremmo inserire lavoratori in mobilità. Stiamo cercando, con l'assessore comunale Marano, di fare un patto per l'occupazione a Palermo tramite le prefetture e gli ispettorati in modo tale da creare un bacino dove mettere tutti i lavoratori che sono stati espulsi dal mondo del lavoro e dal quale attingere nel momento in cui nuove aziende come l'Ikea vengono ad aprire nella nostra regione".

Più restii all'apertura di nuovi centri commerciali sono i rappresentanti della Confesercenti Palermo come il presidente Mario Attinasi: "Tutti i centri commerciali provocano un problema al sistema dell'economia locali - spiega Attanasi -. Nei centri commerciali ci sono anche posteggi e pulizia dei locali. Si potrebbe ovviare al problema affidando questi servizi anche alle piccole imprese locali. La pulizia nelle strade è, ad esempio, importantissima soprattutto anche per l'economia del turismo. I servizi devono essere dati dall'amministrazione comunale. Così come le licenze vengono date dal Comune ai centri commerciali, anche le piccole e medie imprese dovrebbero aver erogato dal Comune servizi indispensabili come parcheggi, pulizia delle strade o potatura degli alberi. E' indubbio che c'è un cambiamento epocale dal punto di vista commerciale con l'avvento di internet e le associazioni come la nostra devono aiutare le piccole e medie imprese e dare loro gli strumenti. I piccoli imprenditori locali dovrebbero imparare a vendere anche on line per essere competitivi al livello globale. Lo scorso anno 18 milioni di italiani hanno fatto i loro acquisti in rete. In Italia non c'è più neanche la sostenibilità locale sostenibilità fiscale e per questo molte aziende chiudono perché non hanno più i margini di guadagno".

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