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I Cugini di Campagna live a Bagheria: «Il pubblico siciliano ci vuole bene ed è una cosa bellissima» L'INTERVISTA

Venerdì 22 si esibiranno allo Sfincione Fest

I cugini di campagna in una immagine diffusa il 20 gennaio 2023. Le zeppe? Un'idea di Ivano negli anni Sessanta per essere tutti alti uguali sul palco. I lustrini e le sete shantung dai colori sgargianti? Un'ispirazione data dai dipinti nella Cappella Sistina, quando - sempre Ivano - era parte del Coro delle voci bianche. "Cinquant'anni fa eravamo una rivoluzione, oggi anche Amadeus usa le giacche con le paillettes". I Cugini di Campagna sbarcano al festival di Sanremo, per la prima volta. Senza rinunciare alla loro identità, quella che li ha resi riconoscibili in 53 anni di carriera. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++ NPK++

Fra street food e musica, Bagheria si prepara ad accogliere i Cugini di Campagna, per una serata fatta di sound e tradizione. Venerdì 22 novembre, in occasione dello Sfincione Fest - che vede come media partner della manifestazione il gruppo Giornale di Sicilia con il quotidiano e le testate Gds.it, Tgs e Rgs - la band sarà live attraverso un viaggio fatto di sound, ricordi e sapori. Ci saranno brani come Anima Mia, Meravigliosamente e Lettera 22 ad accompagnare il pubblico in un abbraccio nostalgico. Sul palco le loro voci intrecceranno passato e presente, mentre il gusto dello Sfincione Fest riempirà l’aria. «In Sicilia - dice Silvano Michetti - il pubblico ci vuole bene. Un sentimento viscerale: ci abbracciano, ci facciamo le foto. È una cosa strana, ma bellissima».
Unica tappa nell’Isola a Bagheria… «Abbiamo sempre fatto moltissimi concerti qui. Il nostro successo è venuto proprio dalla vostra terra. Anche all’estero quando andiamo ad esempio negli Stati Uniti o in Canada troviamo nostri compaesani e sono sempre molto calorosi».

Uno show tra musica e gusto in occasione dello Sfincione Fest…

«In quest’Isola si mangia abbastanza bene. E questo live a Bagheria mi ricorda i vecchi tempi. Parlo di quel periodo in cui si partiva per venire in Sicilia e si rimaneva per almeno sette giorni consecutivi».

Mi racconta di quel periodo?

«Mi ricordo che prendevamo un albergo e andavamo a suonare magari a 10 o 20 chilometri di distanza. Poi si ritornava e il giorno dopo si andava in un altro paese lì vicino. Era un po’ diverso ma la grande bellezza di questa terra sono le piazze: dal punto di vista strutturale sono predisposte per gli spettacoli».

Ma il pubblico è sempre lo stesso?

«Dopo Sanremo abbiamo avuto un bel successo con Lettera 22. Questa ci ha permesso di arrivare anche ai giovani e questa è una particolarità che ti permette di vedere ai concerti un po’ tutta la famiglia».

Una riscoperta per le nuove generazioni…

«Sì, i giovani ci hanno riscoperto, chiaramente non si possono ricordare tutto di noi però il Festival ci ha permesso di farci scoprire e le nuove generazioni sono andate ad ascoltare le nostre canzoni».

I Cugini di Campagna hanno una loro canzone preferita?

«Quella che Ivano preferisce ed alla quale è molto legato, nonostante tutti pensino sia Anima mia, invece il nostro autore è molto legato ad Innamorata. Una traccia molto melodica, è un grande classico».

Da Anima mia fino a Lettera 22, com’è cambiata la vostra musica?

«Siamo sempre stati un quartetto vocale e strumentale. La caratteristica era la voce con il falsetto in rilievo. Ma per noi anche i contenuti delle tracce sono sempre stati importanti: vogliamo che la gente capisca il messaggio che vuoi mandare attraverso la musica. Oggi i testi delle canzoni sembrano ermetici ed i giovani guardano molto la melodia».

Qual è il segreto dei Cugini di Campagna?

«Che se stiamo fermi anche solo un mese, ci viene la nostalgia. Ci piace il contatto con il pubblico, andare a fare gli spettacoli live è fondamentale. È la nostra professione, ma non solo nostra, considerato che ci sono cantanti che ancora ad ottant’anni di esibiscono. Questo è un lavoro da fare fino a quando è possibile».

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