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La complicità tra i fratelli Corsaro in una Palermo senza cliché

In onda su Canale 5 in prima serata, è tratta dalla serie scritta da Salvo Toscano. Parlano i protagonisti, Beppe Fiorello e Paolo Briguglia

E se scomodassimo i miti? La relazione fraterna, da Caino e Abele, fino agli antichi egizi, ai greci, ai romani, ha sempre dispiegato comportamenti che vanno dall’estrema rivalità, con pulsioni omicide, alla vendetta; dall’alternarsi di momenti di cooperazione e sostegno reciproco ad altri di rivalità, velata o manifesta. Ma non divaghiamo: l’accostamento serviva solo per introdurre la nuova serie in programma da domani su Canale 5 in prima serata, «I fratelli Corsaro», tratta dai primi quattro romanzi della saga del giornalista e scrittore palermitano Salvo Toscano, prodotta da Camfilm e diretta da Francesco Miccichè. I fratelli in questione sono Fabrizio, cronista di nera, interpretato da Giuseppe Fiorello, che dopo oltre vent’anni lascia la fiction Rai per Mediaset, e mette a frutto la laurea honoris causa in editoria e giornalismo ricevuta dall’Università di Verona; e Roberto, avvocato penalista, per il cui ruolo è stato scelto Paolo Briguglia.

Fraternamente complici. Ieri la conferenza stampa di presentazione, al Rouge et Noir, con i due attori, il regista e Giorgio Graffagnini, direttore editoriale di Tao2, Camilla Nesbitt di CamFilm, Giampiero Cannella, vicesindaco di Palermo, Nicola Tarantino, direttore della Sicilia Film Commission. Fratelli solidali ma capaci di punzecchiarsi, in un modo forse tutto siciliano. Ironizza Beppe Fiorello: «Ho approfittato della serie per cimentarmi nel fratello maggiore e non è affatto male: si prova tenerezza e senso di protezione nel rapportarsi con il minore. Anche Paolo ha due fratelli e tra noi si è creato un gioco di specchi: io che guardavo lui, come posso immaginare che mio fratello Rosario, anzi (Cor)Saro, come lo chiamiamo in famiglia, guardasse me nella vita».

La scoperta dei Corsaro: «È successo qualche anno fa e li ho subito trovati originali, diversi dal cliché del genere investigativo e carichi di umanità, di psicologia e fascino. A Palermo abbiamo trovato accoglienza, accoglienza e ancora accoglienza, nonostante lo scompiglio che provoca una troupe. Ho avuto così l’opportunità di scoprire luoghi straordinari che conoscevo poco. E poi sapete cosa mi è piaciuto? Non essere il protagonista assoluto ma dividere il ruolo con Paolo e non interpretare il solito eroe positivo: Fabrizio non è perfetto, ha fiuto e talento ma non è il numero uno, è instabile sentimentalmente. In realtà, il personaggio di Paolo, Roberto, è più simile a me per tranquillità e pacatezza ma per una volta ho voluto allontanarmi da me stesso».

La parola a Briguglia: «Sono stato felice dei mesi trascorsi sul set a Palermo: io ho studiato e lavorato fuori, l’idea di ritornare a casa mi ha emozionato. Oggi, vedere l’autore dei romanzi soddisfatto del risultato è una grande soddisfazione. I telespettatori vedranno una storia di normalità, lontana da ogni stereotipo, dove perfino il dialetto non è esasperato».
Micciché: «Abbiamo cercato di raccontare la complessità di Palermo sin dal primo episodio, da Ballarò a piazza Pretoria, dalla Cala alla città antica. È stata una vera fortuna girare tutta la serie qui e di questo va dato merito alla produzione: è stato un modo per aiutare il prodotto a far sentire la Sicilia e Palermo come parte integrante della storia. Anche la troupe era quasi interamente composta da siciliani, come le attrici, Lorena Cacciatore, Katia Greco, Roberta Rigano, con … l’incursione di una non siciliana, Enrica Pintore».

Primo commento a caldissimo di Salvo Toscano: «Questa trasposizione mi è sembrata bellissima e molto fedele, anche se con un piccolo sviluppo in più nella storia personale dei fratelli. Tutti bravissimi. Spero sia venuta fuori la città nella sua umanità: mentre scrivevo sentivo il desiderio di restituire il racconto di Palermo alla normalità, dopo gli anni di orrori che ne hanno condizionato la narrazione, oscurando la città delle persone normali, con esistenze normali. Come i fratelli Corsaro che magari incontrano qualche cadavere in più della media…». Continua: «All’inizio non pensavo alla trasposizione televisiva, ma quando ho iniziato a capire che sarebbe stato possibile, vedevo i due fratelli interpretati entrambi da Beppe. Eppure una sera, dopo aver assistito a un monologo teatrale di Paolo, ho detto a mia moglie che lui sarebbe stato perfetto vestito da… Corsaro».

Detto fatto, la Nesbitt l’ha accontentato e acquistati – con fatica – i diritti, il set è stato allestito velocemente. Interviene Nesbitt: «La serie è un omaggio alla Sicilia con le sue suggestive ambientazioni e la sua cultura vibrante, che fanno da sfondo alle intricate vicende dei protagonisti. A Palermo ho girato la mia prima fiction televisiva “Ultimo”, nel lontano 1998, e caso della vita, Giuseppe era tra i protagonisti. Oggi l’organizzazione è molto migliorata e abbiamo trovato un valido supporto nelle strutture del Comune e della Sicilia Film Commission».

Nel video l'intervista a Beppe Fiorello e Paolo Briguglia realizzata da Alessandra Costanza per Tgs

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