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A Palermo nasce un’associazione dedicata a Rosa Balistreri

La presentazione ufficiale prevista al Teatro Massimo, in Sala Onu, venerdì 5 aprile alle 18

Avviato il processo per la costituzione della Fondazione Rosa Balistreri. Il percorso prende avvio con la Associazione per la Fondazione Rosa Balistreri.

L'iniziativa è di Angela Torregrossa, figlia e unica erede di Rosa Balistreri; Francesco Giunta, l’editore storico di “Quannu moru”, che ha dedicato molto della sua attività al recupero e alla preservazione del patrimonio culturale di Rosa Balistreri; e Io Compro Siciliano, il brand che rappresenta ilMadeinSicily nel mondo. La presentazione ufficiale prevista al Teatro Massimo, in Sala Onu, venerdì 5 aprile alle 18.

I tre fondatori hanno costituito la Associazione per la Fondazione Rosa Balistreri che avrà il compito di accogliere donazioni a sostegno del progetto e anche cominciare a mettere insieme materiali inediti, oggetti, ricordi legati a Rosa.

La Fondazione intende raccogliere e rendere fruibile la documentazione inedita di Rosa Balistreri, favorire la diffusione della sua musica, mantenere memoria del suo nome, supportare quegli artisti che in vario modo ed a vario titolo si spendono in questa direzione. La Fondazione sarà costituita il prossimo 20 settembre, data della morte di Rosa. Entro quella data dovranno essere raccolti i fondi necessari per la costituzione del patrimonio che per legge non può essere inferiore a 30mila euro.

questo primo atto pubblico aderiscono, simbolicamente anche in nome di tutti gli artisti siciliani, Ester Pantano da Roma, Michela Musolino da Menfis, Amanda Pascale dal Texas, Laura Campisi da New York e da Palermo Laura Mollica, Alessandra Ponente, Elisa Parrinello, Chris Obehi, Margherita Riotta, che interverranno in presenza.

«Daremo vita a una istituzione che non solo racconterà e parlerà di mia madre – afferma Angela Torregrossa -  ma che attuerà quella che fu l’ultima volontà e  il suo ultimo lascito  suggellato in ‘Quannu moru’, suo testamento artistico: ‘Quannu iu moru faciti ca nun moru / diciti a tutti chiddu ca vi dissi. / Quannu iu moru cantati li me canti / nun li scurdati, cantatili pi l’autri!’Mia madre aveva piena consapevolezza della grande forza rappresentata dal cantare in siciliano e di quanto il riscatto della Sicilia passasse proprio attraverso il riprendere possesso in piena coscienza da parte dei siciliani, dell’immenso valore insito nel nostro patrimonio linguistico, poetico e culturale».

«Sono molto contento che l’avvio di questo percorso sia proprio il Teatro Massimo - aggiunge  Marco Betta, sovrintendente del Massimo - in quanto assolve allo stesso tempo al ruolo del teatro come luogo e tempio della musica e della cultura, ma anche al ruolo di simbolo identitario per la nostra terra, considerando l’importanza della figura di Rosa Balistreri».

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