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I Capuleti e i Montecchi, l'eterna giovinezza di Bellini inaugura la stagione del Massimo di Palermo tra gli applausi

Romeo e Giulietta hanno duettato con piacevole maestria: una voce accarezza l’altra, in un ritmo lento e seducente

Maria Kataeva-Romeo e Marina Monzò-Giulietta (foto di Rosellina Garbo)

La musica di Bellini in «I Capuleti e i Montecchi» risponde con la sua salda e antica bellezza alla fantasiosa regia dell’opera che ieri sera ha inaugurato la stagione del Teatro Massimo, andata in scena nonostante le poche defezioni per lo sciopero nazionale di una sola sigla. Il teatro ha registrato il sold-out. Romeo e Giulietta hanno duettato con piacevole maestria: una voce accarezza l’altra, in un ritmo lento e seducente. Bravissima la spagnola Marina Monzò, una Giulietta in abito da sera bianco, con paillettes e piume; mentre Romeo, come Bellini ha voluto, è un mezzosoprano, Maria Kataeva. Il direttore Omer Meir Wellber possiede nelle sue corde Bellini, e asseconda la bellezza della melodia, dall’ouverture travolgente, quasi marziale, perché di guerra si tratta, tra due fazioni irriducibili; ma poi accende la cantabilità della partitura spinta dalla qualità delle voci e tutto diventa ammaliante. Successo e applausi a scena aperta.

Il maestro israeliano, sempre prodigo di sorprese, auspicava che la magia della musica portasse una lieta notizia: una tregua della guerra nella sua patria, dove tra tra gli ostaggi ci alcuni suoi amici.

E veniamo alla regia. Siamo in museo dove si impagliano gli animali: un cigno sanguinante è sempre in primo piano. I Montecchi indossano maschere di animali, anche se qui la lotta è voluta più dai Capuleti, dopo che Romeo tenta invano di sedare gli animi. Gli animali vengono conservati attraverso la tassidermia e Giulietta e Romeo, da morti, avranno lo stesso trattamento in una teca trasparente. I due protagonisti restano giovani, come succede a chi muore troppo presto, come accade ad Achille o Ettore. La regia calca sull’elemento della giovinezza, che nei nostri tempi trova alleanze nella chirurgia estetica. Ma il merito registico più importante è nella danza: i movimenti dei ballerini, dei cantanti e del coro, sono davvero bellissimi e, infatti, Idan Cohen è un coreografo di successo. Una buona prova anche per Ioan Hotea (Tebaldo), Marco Spotti (Capellio), Gabriele Sagona (Lorenzo). La scena di Riccardo Massironi e i costumi di Edoardo Russo sono di ottima fattura. Successo anche per il coro diretto da Salvatore Punturo. Si replica fino al 28 novembre.

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