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Palermo, l'arcivescovo Lorefice incontra i capi religiosi nell'anno del 400° Festino

La riunione si è svolta nella sala Filangeri del palazzo Arcivescovile di Palermo

Mentre i preparativi del festino procedono a ritmo incessante nei giardini della cattedrale e lungo il Cassaro, nella sala Filangeri del palazzo Arcivescovile di Palermo l’arcivescovo Corrado Lorefice incontra i capi religiosi delle tantissime comunità che animano i quartieri palermitani. Fratellanza e corresponsabilità i temi sotto cui si sono riunite questa mattina le anime palermitane strette nell’abbraccio di Rosalia e di una città sempre più accogliente: «Un ritrovarsi e un convenire che ormai è diventata una bella tradizione - sottolinea Lorefice -, Rosalia è una donna che ci chiede di convenire e oggi le religioni devono sempre più essere coinvolte in questo processo di testimonianza, di possibilità, di incontro e di relazioni vere e autentiche e quindi pacifiche e pacificanti».

Alla corte delle più alte cariche religiose del capoluogo siciliano, da sempre terra multiculturale e di pacifica convivenza tra le tante culture presenti, si è anche aperto l’anno del 400° festino che avrà come media partner il Giornale di Sicilia. «Porterà la nostra città a scoprire in profondità - spiega Lorefice - la ricchezza e il patrimonio che custodisce la nostra Santa Patrona. Lei ci ricorda come dobbiamo abitare la casa comune che è la città, segnata da tante ferite e tante pesti che ci appartengono perché insieme dobbiamo affrontare tutto ciò che si oppone ad una convivenza umana che non sia riscattata dall’oppressione e dall’ingiustizia». Un viaggio impegnativo, che però vede fianco a fianco tutte le comunità: «Una giornata che ha i suoi segni - dice Badri El Madani, Imam di Palermo - Santa Rosalia ha fatto tante opere buone, oggi si festeggia la sua presenza, che unisce tutte le confessioni sopra il tappeto della fratellanza e dell’amore». Sentimenti per il momento messi da parte nell’est dell’Europa: «Sono qui con la mia famiglia e guido il gruppo di ucraini residenti a Palermo e molti profughi che arrivano dal campo di guerra - racconta padre Nazario Shvets, prete ortodosso -, sono molto felice di condividere questo cammino, nella speranza che la pace sia il vero motivo per continuare a sperare in un mondo migliore».

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