Il mondo della cultura piange la scomparsa della scrittrice e attrice palermitana Alda Bruno. Aveva 81 anni. La casa editrice Sellerio la ricorda con un post su Facebook: «Siamo molto addolorati per la scomparsa di Alda Bruno.
Per la nostra casa editrice aveva pubblicato diversi romanzi, qui la vogliamo ricordare con uno dei libri a cui teniamo di più. Un divertente racconto dei nostri tempi, ancora attuale». Il libro in questione si intitola «Tacchino farcito», del quale Sellerio posta l'immagine della copertina.
Ma a manifestare il suo dolore è anche l'attore palermitano Giacomo Civiletti: «Oggi è volata via Alda Bruno, una gentildonna gentile e leggiadra scrittrice ed attrice di successo, una persona a me cara».
Alda Bruno fu la prima attrice dei Travaglini, il cabaret dei palermitani, fondato dal marito Antonio Marsala. Ed è lì, in uno scantinato di via XX Settembre, al civico 40, dove si esibivano attori come Gigi Burruano e Giorgio Li Bassi che anche lei mostrò tutta la sua verve di donna di teatro. Nel teatro, del resto, aveva mosso i suoi primi passi, prima allo Stabile di Catania e poi all'Istituto Dramma antico di Siracusa.
Molto profondo il ricordo di lei pubblicato da Giuseppe Marsala, figlio del notaio Antonio che poi sposò Alda Bruno: «Eri quercia ma profumavi di legno di sandalo. Della quercia avevi corteccia di prim'ordine. Talvolta dura, al suo mostrarsi, eppure capace di aprirsi con un dito se si sapeva da dove prenderla. Al punto da mostrarne la sua fragile, allegra, svagata e disarmante tenerezza di ragazza. Da vera quercia, l'apparente irrequieto intrecciarsi dei tuoi rami, aveva in verità radici profonde che tenevano il tronco ben saldo all'arrivo delle inevitabili tempeste a cui ti esponeva il tuo spirito libero e ribelle. Ti emozionavi nel vedere correre nei campi, liberi, i tuoi adorati cavalli; e sbaglierebbe chi scambiasse quell'impeto emotivo che non nascondevi affatto, per la tua antica e mai sopita verve teatrale. Attitudine autentica che dopo il palcoscenico dei Travaglini ti accompagnò verso la scrittura, spinta dall'urgenza di raccontarsi che la vita spesso ci riserva. Se dovessi iniziare coi ricordi davvero non saprei da dove cominciare. Troppa vita nel mezzo per riuscire a fare spazio. So che mi hai voluto bene come un figlio, tu che un figlio poi l'hai avuto, che è mio fratello, ed è bello come un giglio. So che ti ho voluto bene come una madre, io che una madre ce l'ho ed è dolce e tenera come una margherita. So che certi affetti non hanno un nome ma solo il sapore inconfondibile della vita, quando impariamo a riconoscerne la sua essenza misteriosa e meravigliosa, anche nelle sue pieghe inattese o dolorose. E so che nostro padre, mentre è li che ti aspetta, starà già lamentandosi per le tue solite, bizzarre, svagate imprudenze. Adesso le anatre dormono, i conigli zampettano e dei merli si sono poggiati sul tuo albero. La pioggia fa vai e vieni e tu riposi nella casa che fu dei tuoi avi, custode di sogni ribelli e di memorie ancora tutte da scrivere».
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