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In un docufilm il ritratto dei «ragazzi delle scorte» di Falcone e Borsellino

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve il dvd del film "I ragazzi delle scorte"

«Anche oggi proviamo una grande emozione ma siamo stanchi di emozionarci e basta. Non vogliamo più sentire, solo “stiamo lavorando”, “stiamo cercando i mafiosi” o “li abbiamo presi”. Ci sono ancora tante verità che non sono venute fuori. Lo dovete a noi e all’Italia intera». Lo dice Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, all’anteprima a Roma di Memories-i ragazzi delle scorte, il documentario diretto da Gabriele Ciances, coprodotto dal Ministero dell’Interno - Dipartimento Pubblica Sicurezza e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Anniversari Nazionali con 42° Parallelo.

Una presentazione all’Anica di Roma dove nella sala strapiena, oltre ai familiari delle vittime (ricevuti anche dal presidente della Repubblica), c'erano fra gli altri il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, il capo della Polizia Lamberto Giannini, il prefetto Franco Gabrielli e l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes. Un’immersione in quel trauma collettivo evocato anche dalla teca posta per l’evento fuori dall’Anica con i resti di una delle auto della scorta investita dall’esplosione a Capaci.

Il docufilm, realizzato nel trentennale delle stragi, sarà presto disponibile su RaiPlay e andrà in onda su Rai1 in seconda serata venerdì 30 dicembre. Si mettono al centro le vite spezzate di Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina ed Emanuela Loi, gli otto poliziotti che facevano parte della scorta di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, vittime con loro e Francesca Morvillo degli attentati di Capaci e Via D’Amelio.

Il racconto, scritto da Giorgia Furlan, Alessia Arcolaci e Josella Porto, unisce le immagini d’archivio alle testimonianze di Rosaria Costa Schifani, vedova di Vito Schifani e del vice sovrintendente della polizia di stato Salvatore Lopresti, membro del reparto scorte della Questura di Palermo, che ripercorrono quei giorni di 30 anni fa.

«Per 27 anni non sono riuscito a ritornare in via D’Amelio - racconta nel film Lopresti - perché mi ritornava sempre addosso quella puzza di polvere mista a tritolo e carne bruciata. Ogni tanto quell'odore ancora riaffiora, ora sono passati 30 anni, io credo nelle istituzioni e spero che prima o poi si possa affermare tutta la verità e che quella verità riesca a far finalmente scomparire quella puzza di tritolo e carne bruciata».

È «un film bellissimo, che restituisce a distanza di 30 anni l'enormità di quegli episodi - commenta a fine proiezione il Ministro degli Interni Piantedosi, che torna anche sulle parole di Tina Montinaro e Lopresti -. Noi dovremo superare quell'odore di carne bruciata e polvere da sparo. Dovremo trovare una sintesi tra quella che è la verità giudiziaria, che c'è stata, e quella storica. Ognuno di noi dovrà fare la propria parte». Per il capo della polizia Giannini «è molto importante far vedere questo film ai giovani che devono conoscere bene questo periodo per apprezzare il valore della libertà e della legalità. Noi il nostro dovere lo facciamo e lo faremo sempre». Mentre il presidente dell’Anica Francesco Rutelli ricorda che «negli ultimi 30 anni sono state prodotte numerose opere sugli uomini delle scorte, persone che, in un tempo nel quale la visibilità è tutto, legano la propria vita alla “non visibilità”, il loro servizio al silenzio operoso, al coraggio».

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