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La fuga dei giovani dalla Sicilia, il fenomeno nel documentario di un giornalista palermitano

Dario Cangemi

I giovani siciliani vanno a studiate e a lavorare lontano dalla loro Isola. Una migrazione che va avanti da decenni raccontata nel documentario scritto e prodotto dal giornalista palermitano Dario Cangemi, dal titolo “Allontanarsi dalla linea”.

Il punto di partenza è una domanda: “Cosa accadrebbe se lo spopolamento giovanile siciliano si potesse fermare?”. Il lavoro, co-prodotto dalla Marte Studios, società di produzione e distribuzione cinematografica siciliana, prova a dare delle risposte. Il documentario, le cui riprese partiranno a dicembre, verrà girato con il supporto del regista Gabriele Campanella, nonché direttore della fotografia, e il direttore di produzione Andrea Mangiapane. L'obiettivo è scandagliare in 50 minuti quelli che sono gli aspetti più angoscianti e pericolosi legati allo spopolamento giovanile nell’Isola, attraverso una presa diretta sul territorio.

Una terra, la Sicilia, che non cresce ma che si spopola. Secondo gli ultimi dati Istat, la popolazione siciliana, negli ultimi cinque anni, è diminuita da 5 milioni di persone agli attuali 4 milioni 790 (al 31 marzo 2022), con una perdita di circa 200 mila cittadini. A lasciare l’Isola sono soprattutto i giovani. Basti pensare che, soltanto nell’ultimo decennio, ad oltrepassare lo Stretto sono stati in 220.000: come se l’intera città di Messina fosse stata cancellata.

“Nel popolo siciliano - purtroppo - è spesso inculcato il culto del favore, secondo cui tutto deve camminare in base a un ‘do ut des’ che chiaramente danneggia la crescita e lo sviluppo di un popolo – commenta il regista Dario Cangemi -. Scuola e università non contribuiscono al cambio di mentalità e lo testimonia il basso numero di laureati rispetto al Nord Italia e alla media europea. In questo scenario che non prevede un futuro radioso, - continua - il lungometraggio pone dunque l’interrogativo su chi, effettivamente, ha la responsabilità di far crescere la popolazione, di creare opportunità competitive a livello mondiale e quindi di trattenere i giovani”.

Al riguardo, verranno ascoltati sul tema alcuni tra i più noti e accreditati sociologi e antropologi, attualmente docenti presso l’Università degli Studi di Palermo. Si indagherà sul fenomeno attraverso materiali di archivio storico, articoli e servizi locali cercando di trovare un minimo comune denominatore.

“Le cause non sono soltanto da ricercare nelle oggettive condizioni economiche in cui versa la Sicilia e nel totale disinteresse nei confronti di questa emergenza da parte dei politici siciliani, quanto (anche) nella sottile opinione diffusa che - banalmente - chi resta è implicitamente condannato ad un’opinione comune negativa”, commenta il regista. Questione che riguarda in particolar modo le zone interne della Sicilia, come i piccoli borghi della Madonie, premiati più volte come borghi più belli d’Italia. Ma purtroppo la bellezza del territorio non basta a contenere lo spopolamento.

“Molti, tantissimi, vanno via. Pochi restano, e ci credono. Nel più alto comune delle Madonie, a Petralia Soprana, è nata infatti l’associazione giovanile ‘Si resti arrinesci’, con l'obiettivo di lasciarsi alle spalle il vecchio detto ‘Cu nesci arrinesci’, secondo cui chi va via dall’Isola riesce ad affermarsi nel lavoro, come persone e come cittadino. Un nuovo grido contro l’emigrazione giovanile siciliana”.

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