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Palermo, tentano tre estorsioni alla Noce: due arrestati NOMI VIDEO

La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Giuseppe Frangiamore, 53 anni e Giovanni Montoro, di 35 anni., accusati di tre tentativi di estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno di altrettante attività imprenditoriali attive nel territorio storicamente controllato dalle famiglie che compongono il mandamento mafioso della Noce. Le indagini sono scattate dopo le denunce delle vittime. Alcuni dei denuncianti sono assistiti dall’associazione Addiopizzo.

L’indagine è scattata tra maggio e giugno 2025, ha fatto emergere l’imposizione del pizzo soprattutto in alcune zone della città, come alla Noce, con tante piccole imprese. Per rendere concrete le minacce gli indagati si sarebbero spinti fino a lanciare un bidone contenente materiale infiammabile nei pressi dell’attività commerciale di una delle vittime.

Addiopizzo: passi avanti sulle denunce ma la strada è lunga

Nell’arco di pochi mesi, grazie alla denuncia di alcuni imprenditori e commercianti, alcuni dei quali supportati da Addiopizzo, poliziotti della Squadra mobile e della SisCo e magistrati della procura di Palermo hanno individuato presunti esattori del pizzo, messo in sicurezza attività economiche e cantieri edili e ricostruito gli episodi estorsivi subiti. Storie di resistenza che confermano, ancora una volta, come il contributo degli operatori economici resta fondamentale affinché il lavoro prezioso ed incisivo di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire, ancora più velocemente, ulteriori risultati come quelli che emergono dall’indagine di oggi». Si legge in una nota di Addiopizzo, l’associazione antiracket.
«Registriamo, inoltre, ancora una volta, come abbiano avuto un ruolo determinante gli operai presenti in cantiere che hanno subito le minacce e le richieste estorsive. - prosegue - Anche la loro collaborazione si inserisce in un percorso condiviso di denuncia».

«Se nell’arco di pochi mesi sono maturate diverse collaborazioni da parte di commercianti e imprenditori, è assai probabile che in questo stesso periodo altri operatori economici della Noce siano stati colpiti dal racket delle estorsioni», prosegue la nota.

«C’è anche chi, pure in quest’area, ricerca più che subisce l’estorsore; perché il pizzo è il prezzo che sceglie di pagare per scalzare concorrenti e avere risolti problemi e controversie legate all’esercizio della propria attività economica. Su questo tema non c’è ancora sufficiente consapevolezza in alcuni strati sociali ed economici della città e, soprattutto, non risulta chiaro che chi paga ricercando la messa a posto per avere servizi da Cosa Nostra sovraespone gravemente coloro che invece trovano il coraggio di opporsi alle estorsioni - dice Addiopizzo - Se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni di illegalità diffusa e di criminalità organizzata, occorre che la politica investa tempo, energia e risorse per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono aree come quella della Noce».

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