
Richieste di condanne pesantissime al processo sul grande giro d’oro legato a Cosa nostra. Davanti alla quinta sezione del tribunale di Palermo, presidente Salvatore Flaccovio, i pubblici ministeri Gaspare Spedale e Giulia Beux hanno chiesto pene comprese tra i 6 e i 25 anni di carcere per 37 imputati, accusati di far parte di un sistema che trasformava gioielli rubati in lingotti apparentemente legali.
Una macchina perfetta per riciclare oro “sporco”, diventata un punto di riferimento per ladri e ricettatori e, secondo l’accusa, gestita direttamente dal potente mandamento mafioso di Porta Nuova. La condanna più severa, 25 anni, è stata invocata per Vincenzo Luca. Per i suoi fratelli, Francesco e Rosario, i pm hanno chiesto rispettivamente 20 anni e 15 anni e mezzo.
Quindici anni e mezzo anche per Ilenia Catalano, mentre per altri imputati le richieste variano dai 6 ai 12 anni, con una lunga lista di nomi che tocca uomini e donne considerati parte integrante di questo colossale affare. In particolare, sono stati chiesti 10 anni per Sergio Rubino; 7 per Raffaele Tammaro, 8 anni e 2 mesi per Salvatore Sciacca; 9 per Innocenzo Puccio; 8 anni e mezzo per Giacinto Di Marco, Massimiliano Falanga, Katarzjna Polanska, Stefania Benfante, Rosario Aversa e Claudio Siddiolo; 9 anni e mezzo per Giovanni Falanga; 8 per Adriana Xhilone; 11 per Vincenzo Cina; 8 anni e 2 mesi per Patrizia Romano; 8 anni e 4 mesi per Antonino Ballarò, Antonietta Rando e Monica Li Calsi; 9 a testa per Maria Viola e Salvatore Lupo; 9 anni e mezzo per Antonio Agugliaro; 8 anni per Salvatore Di Simone, e infine 6 anni ciascuno per Carmensita Lucchese, Domenico Di Simone, Carolina, Salvatore e Domenica Romagnolo, Paolo Francesco Del Vecchio, Teresa Sciarratta, Giuseppina e Giuseppe Perna, Maria Giovanna Cataldo, Giuseppe Ventimiglia e Giuseppe Monti.
L’inchiesta era partita alcuni anni fa, coordinata dalla Dda di Palermo e condotta dalla Guardia di finanza. Nel 2022 erano stati arrestati, tra gli altri, Sergio Rubino e i fratelli Luca, ritenuti al vertice della società che si occupava di fondere e trasformare il metallo. Sequestrate anche diverse aziende, tra cui la Luca Trading srl, indicata come cuore dell’operazione. Secondo la Procura, proprio la Luca Trading sarebbe stata finanziata sin dall’inizio dalla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Tra il 2016 e il 2018 avrebbe dichiarato cessioni d’oro per oltre 2,19 tonnellate, con un valore stimato superiore ai 75 milioni di euro. Un flusso enorme di metallo prezioso, che nascondeva dietro la facciata legale una catena di rapine, ricettazione ed estorsioni. Adesso spetta ai giudici decidere se confermare la ricostruzione della Procura e trasformare quelle richieste di condanna in pene effettive. Ma il processo, per la mole di imputati e per la gravità dei reati contestati, si annuncia come uno dei più importanti degli ultimi anni nella lotta ai patrimoni illeciti di Cosa nostra. L'11 e il 12 settembre la parola passa agli avvocati per le arringhe difensive.
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