A dodici anni dalla mostra antologica che curai nel 2013 nei saloni di Palazzo Sant’Elia, ritorno su Michele Catti (Palermo 1855-1914), per un inedito olio su tavola, In giardino (cm. 21x28), firmato e datato 1879. L’inconsueta firma dipende dall’età giovanile dell’artista: poi la «M» assunse l’aspetto che troveremo in ogni dipinto.
Del resto, di opere del primo periodo di Catti rimane ben poco, scrive in proposito Maria Accascina nel suo insuperato Ottocento Siciliano del 1939: «... Disperse, pare comprate in blocco da antiquari intelligenti, portate via oltr’Alpe».
Di agiata famiglia, Catti disattese le aspettative paterne verso gli studi giuridici, per i quali non era tagliato. Si iscrisse così a una scuola tecnica che abbandonò per dipingere in campagna. Per breve tempo fu nell’atelier di Francesco Lojacono. Catti scrisse nel suo diario (1873-1876): «Guardavo Lojacono e non mi piaceva»; così lasciò il maestro, per seguire il proprio istinto creativo basato sull’improvvisazione.
Le pennellate libere e composizioni non convenzionali hanno portato a supporre un suo soggiorno parigino, però non documentato. Come altri artisti, Antonino Leto si recò a Parigi nel 1878 e tornò in Italia nel 1880, ma il nostro dipinto è datato 1879 e seppure i due artisti avessero discusso sull’innovativa pittura francese, ritengo che ciò sia stato per Catti una conferma del proprio modo di dipingere, non una svolta nel suo linguaggio.
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