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Morto Luciano Cassina, fu rapito dall'anonima sequestri

Fu una delle vittime dell’anonima sequestri in Sicilia. È morto l’ingegnere Luciano Cassina, 86 anni, uno dei figli del conte Arturo che per molti anni ha gestito il servizio di manutenzione stradale e delle fogne di Palermo. Luciano Cassina venne rapito sotto casa, in via Principe Belmonte, il 16 agosto 1972 e rilasciato il 7 febbraio successivo dopo un riscatto di un miliardo e 300 milioni di
lire.

Il suo caso venne collegato a un’inedita decisione dell’anonima sequestri capeggiata da Luciano Liggio protagonista di clamorosi sequestri al Nord, tra cui quello dell’industriale Luigi Rossi di Montelera. Per la prima volta i banditi rovesciavano la linea della vecchia mafia che escludeva i rapimenti in Sicilia.

L’inchiesta si avvalse delle rivelazioni di Leonardo Vitale, il primo pentito di Cosa nostra poi ucciso, e coinvolse Francesco Scrima quale componente del gruppo che rapì Cassina e padre Agostino Coppola, parroco a Partinico e molto legato aTotò Riina, indicato come l’emissario dei banditi. A Coppola venne consegnato il riscatto ma, nel passaggio di mano deisoldi, scomparvero 300 milioni. Un ruolo simile il sacerdote avrebbe svolto nei sequestri degli industriali Emilio Baroni e Luigi Rossi di Montelera.

Coppola fu accusato di avere avuto una parte fondamentale nella gestione del caso Cassina ma venne assolto grazie a un intervento del vescovo di Monreale del tempo, Corrado Mingo. Mentre la corte era in camera di consiglio per la sentenza, arrivò una lettera del prelato che scagionava il prete.

Luciano Cassina riprese, a sequestro concluso, il suo ruolo di dirigente della società di costruzioni fondata dal padre. Di forte impegno religioso, si è sempre dedicato al volontariato. Era tra gli organizzatori dei viaggi dei fedeli a Lourdes.

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