
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, esprima la piena solidarietà al Giornale di Sicilia per l'atto vile e inqualificabile compiuto ieri (28 giugno) durante una manifestazione pro Palestina.
«Colpire una redazione per il solo fatto di aver esercitato il proprio dovere di cronaca - dice - rappresenta un grave attacco alla libertà di stampa, principio fondamentale della nostra democrazia. Ogni forma di dissenso deve sempre rimanere nei limiti del confronto civile e del rispetto della legalità. Gli atti di violenza e vandalismo, come quelli avvenuti ieri, sono da condannare senza esitazione. Mi auguro che i responsabili vengano rapidamente identificati e chiamati a rispondere delle proprie azioni».
Anche l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia condanna con fermezza, in una nota, «il grave gesto compiuto ieri, durante una manifestazione di solidarietà con la popolazione palestinese, ai danni della sede del Giornale di Sicilia, presa di mira con lanci di uova, pietre e vernice».
«Comprendendo e rispettando il diritto e la volontà di manifestare contro le violenze in corso a Gaza - si legge nel comunicato dell’Ordine - , nulla può giustificare il ricorso alla violenza e agli atti vandalici contro una redazione che, così come le altre, ha esercitato correttamente il dovere di cronaca riportando anche l’episodio della bandiera israeliana data alle fiamme, rivendicato dal centro sociale Anomalia».
«Attaccare giornalisti o testate solo perché non nascondono le notizie, ma le riportano con serietà e correttezza - prosegue la nota - significa colpire uno dei pilastri fondamentali della democrazia. Per questo motivo, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia ribadisce con forza che le proteste devono sempre muoversi nel solco della legalità e che la professione giornalistica deve poter essere esercitata liberamente e in sicurezza».
L'Ordine, conclude la nota, «esprime la propria piena solidarietà ai giornalisti, redattori e collaboratori del Giornale di Sicilia e auspica che i responsabili di quanto accaduto vengano identificati e chiamati a rispondere di un gesto in alcun modo giustificabile»
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