Depositi e magazzini per custodire le sigarette di contrabbando, furgoni e camion parcheggiati in garage a pagamento per trasportare le casse di bionde, nomi in codice per condurre in porto gli affari. L’inchiesta della Procura europea e della guardia di finanza sul traffico di «bionde» ha portato all’individuazione di gruppi criminali ben rodati. In città, l’organizzazione, diretta, secondo l’accusa, dalla famiglia Li Causi, avrebbe avuto a disposizione numerosi depositi di stoccaggio in vari quartieri e diversi mezzi, per lo più intestati a terzi soggetti, posteggiati stabilmente all’interno di aree di sosta a pagamento, chiuse o dotate di servizi di vigilanza.
«Uno dei depositi, in via Zancla 11, detto la “salumeria” - spiega il giudice Claudia Rosini nell’ordinanza di custodia cautelare -, è destinato alla movimentazione quotidiana della merce, un “magazzino di funzionamento” in cui vengono concentrate le sigarette da distribuire nel breve periodo che viene rifornito, all’occorrenza, prelevando i tabacchi dagli altri siti presso i quali gli indagati accedono con meno frequenza.
La gestione del deposito è affidata a Giovanna Quartararo, che ne risponde direttamente a Gaetano Li Causi. Un secondo magazzino si trova in via Zancla 8 ed è gestito da Concetta D’Asaro, con la supervisione di Caterina Li Causi. Ai depositi vengono attribuiti pseudonimi rigidamente utilizzati dai sodali sia nelle conversazioni che nei messaggi; a titolo esemplificativo, il deposito di via Belmonte Chiavelli 259 é denominato “scuola di ballo”. Analogo discorso può farsi per i furgoni a disposizione del sodalizio. Gaetano Li Causi parla esplicitamente di “rosso”, “grande”, “lungo”, “frigo”, “papà”».
Nel corso delle indagini, sono state registrate numerose conversazioni che attengono al pagamento dei canoni di locazione di depositi e parcheggi, individuati in via Tricomi, via Placido Rizzotto, via Gaetano Costa e via Generale Vito Artale. A gestire il gruppo sarebbe stato Gaetano Li Causi, prendendo il posto del padre. L’uomo si sarebbe occupato anche di tenere la contabilità, indicando merce rimasta in giacenza e profitti. Nell’organizzazione sarebbero state attive anche Caterina Li Causi e Concetta D’Asaro, che si sarebbe occupate della consegna delle sigarette ai clienti che poi provvedevano a piazzarle per strada.
«La Quartararo – spiega il giudice -, oltre a essere la principale collaboratrice dei Li Causi padre e figlio, monitorava altresì lo stoccaggio dei tabacchi nei magazzini e nei furgoni e si occupava del pagamento dei canoni di locazione dovuti per gli affitti e per il parcheggio dei mezzi. Riceveva gli ordini dei clienti assegnati a Gaetano Li Causi e di quelli riservati direttamente a1 promotore e, avvalendosi della collaborazione di Gaetano Catalano e Gaetano Adelfio, organizzava la distribuzione della merce, la riscossione dei corrispettivi e la consegna del denaro ai Li Causi.
Inoltre, partecipava in prima persona alle fasi operative della ricezione dei carichi: scortava i furgoni e partecipava attivamente a tutte le attività organizzative ed esecutive relative ai vari episodi di contrabbando, fungeva da collettore per gli ordinativi e coadiuvava la D’Asaro nella gestione degli stessi. Catalano e Adelfio provvedevano, in prima persona e alle dirette dipendenze della Quartararo, alla distribuzione delle sigarette a favore dei venditori al dettaglio, talvolta esigendo il denaro pattuito per la cessione, per poi consegnarlo alla donna loro referente. Partecipano alle fasi dell’approvvigionamento ed alle successive redistribuzioni delle giacenze tra i furgoni e i depositi del sodalizio, sia quali autisti che come manovalanza».
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