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Torino, la confessione di Sara dopo la condanna per la bici giù dai Murazzi: «Gesto inspiegabile, chiedo scusa a Mauro Glorioso»

MAURO GLORIOSO ragazzo palermitano ferito gravemente da una bici elettrica che gli fu tirata addosso dai Murazzi a TORINO; in piedi a destra Rosita Lo Baido Ardizzone_81550097

«È stato un gesto inspiegabile. Non ci sono spiegazioni ancora ad oggi, soprattutto da parte di chi l'ha fatto. Chiedo scusa umanamente, nonostante io non l’abbia mai toccata la bicicletta. E pensare che un ragazzo non potrà mai più riprendere in mano la sua vita, questo è inaccettabile».

Lo ha detto su Italia 1 a Le Iene, per la prima volta in televisione, Sara, la ventenne condannata a 16 anni per il lancio della bici ai Murazzi di Torino, che ha causato lesioni irreversibili allo studente palermitano Mauro Glorioso, obbligato a vivere su una sedia a rotelle. Le viene chiesto: «Tu quanti anni avrai quando sarà finito tutto questo?». Sara risponde «36». Alla domanda su come immagina la sua vita a quell'età, la ragazza risponde: «Sicuramente non ne avrò mai più 20. Non me lo immagino».

Pochi giorni fa le è stata comunicata la condanna a 16 anni. «Quando mi hanno detto che erano 16 anni, sono svenuta. Il PM ne aveva chiesti 12, pensavo mi dessero meno. Non sono pene eque. Come fai a non distinguere chi l’ha fatto e chi no?». La ragazza ripercorre la tragica notte: «Ci siamo incontrati qua sotto, nel quartiere di casa mia. Eravamo io, il mio ex fidanzato, il suo amico, la ragazza di questo amico e un altro ragazzo più piccolo del gruppo. Sabato sera siamo andati in centro, perché c'è la movida di Torino. Ad un certo punto i tre ragazzi erano molto più avanti di noi (di lei e della sua amica, ndr)».

Sara racconta che il gruppo raggiunge una delle balaustre che sovrastano la zona della movida, e tre di loro afferrano una bicicletta dello sharing, dal peso di oltre 20 kg, sollevandola insieme per poi trasportarla verso il parapetto. «Non ho dato peso a quello che volevano fare. Il tempo che proprio alzo lo sguardo vedo 'sta bici cadere giù», racconta Sara. Infatti, pochi istanti dopo, la bicicletta viene lanciata nel vuoto, precipitando sulla folla sottostante che era in attesa di entrare in un locale. L’impatto è devastante, causando lesioni irreversibili a uno di loro, Mauro Glorioso.

«Hanno fatto una bella cavolata. Sapevamo che sotto c'è gente», aggiunge la ragazza. Subito dopo il gesto, Sara ricorda: «Io sono stata immobile. L’altra ragazza è andata subito da loro, si è esposta e ha dichiarato di aver visto che c'era tanta folla, la bici per terra e urla. Ha iniziato a dire: Scappate, correte! I ragazzi sono stati i primi a correre. Il più piccolo è stato il primo, poi c'è stato Victor, poi lei, poi io ero l’ultima. Ero incredula e gridavo: Brutti stupidi, raga, perché l’avete fatto? Eravamo tutti in preda al panico».

«Non ho praticamente dormito tutta la notte -racconta ancora Sara - appena sveglia, la prima cosa che ho fatto è stato cercare su internet: Bici Murazzi. È uscito un articolo che diceva: Ragazzo colpito in gravissime condizioni. Di 23 anni. Mi è crollato il mondo addosso». Tuttavia, non è riuscita a trovare il coraggio di confessare subito l’accaduto. «Mia sorella mi ha chiesto: Sa, ma tu venerdì sera eri in piazza Vittorio? Non è che è stato qualcuno che conosciamo? Ho risposto: No, io non so niente. Sentivo che era una cosa troppo grande per parlarne con qualcuno che non c'era quella sera».

«Lei aveva notato che non uscivo, che stavo male, e mi ha chiesto: Sa, mi devi dire qualcosa? Io le ho risposto: No, non è niente, ma dentro di me sapevo che prima o poi avrei dovuto raccontare la verità. Poi, un giorno, eravamo in bagno e mia sorella mi ha detto: Sa, dimmi la verità: la bici dei Murazzi... È stato qualcuno che conosciamo? Non ho più retto e le ho risposto: La bici dei Murazzi, è stato Victor. È rimasta scioccata. Mi ha detto che dovevo andare a denunciare tutto, ma io non avevo il coraggio di farlo. Era come se sentissi che non potevo affrontarlo in quel momento».

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