Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il bene confiscato era occupato abusivamente: sequestrati 250 mila euro all'imprenditrice antiracket Valeria Grasso

Gli accertamenti, condotti dalla procura regionale della Corte dei conti, sono partiti dalla denuncia di un imprenditore che non avrebbe ricevuto il pagamento di quasi 50 mila euro per alcuni lavori eseguiti nella palestra

Il tribunale aveva sequestrato la sua «palestra antiracket» di via Matteo Dominici nel quartiere San Lorenzo: secondo gli inquirenti, Valeria Grasso - definita come una paladina dell’antimafia per avere denunciato i suoi estorsori - avrebbe occupato per anni abusivamente i locali, sottratti alla mafia, confluiti poi nel 2014 nella gestione dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati che aveva ripreso il possesso dell'immobile dopo l'intervento della polizia municipale.

Adesso i finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro conservativo per un valore complessivo di oltre 250 mila euro, emesso dalla Sezione Giurisdizionale per la Regione siciliana della Corte dei conti, nei confronti di Valeria Grasso, presidente dell’associazione antiracket. In base a quanto sarebbe emerso dall’indagine istruttoria, quest’ultima «avrebbe occupato senza titolo un immobile confiscato alla mafia e affidato all’Agenzia Nazionale esercitando al suo interno un’attività di palestra», si legge nel comunicato della guardia di finanza.

Gli accertamenti, condotti dalla Procura Regionale della Corte dei conti, sono partiti da una denuncia presentata da un imprenditore che aveva lamentato il mancato pagamento di alcuni lavori eseguiti nel locale  - in parola - per quasi 50 mila euro.

«Nel dettaglio - continua la nota del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo guidato dal colonnello Carlo Pappalardo - è stato possibile appurare che dall’occupazione abusiva sarebbe derivato un danno erariale quantificato in circa 165 mila euro, cui si aggiungono 80 mila euro relativi ai compensi corrisposti negli anni dai fruitori della struttura sportiva e le ulteriori somme (circa 10 mila euro) incassate per finalità di lucro».

L'operazione, scrivono ancora i finanzieri, «testimonia la stretta sinergia operativa tra la Corte dei conti e la Guardia di Finanza nel contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e nella pubblica amministrazione» per tutelare «l’integrità dei bilanci pubblici e controllare l’efficace gestione delle risorse dello Stato».

Caricamento commenti

Commenta la notizia