Tre basi operative per i traffici di droga, per le operazioni di carico e scarico degli stupefacenti oltre che per la contabilità. Le indagini della squadra mobile sfociate due giorni fa nell’operazione con 25 arresti tra la Guadagna, Falsomiele, Villagrazia, la Calabria e il Norditalia hanno consentito di individuare alcuni immobili usati per i business.
Il gruppo criminale guidato da Salvatore Binario e Salvatore Patti avrebbe utilizzato in città un parcheggio privato di via Placido Rizzotto, un’autocarrozzeria ospitata in un seminterrato di via Villagrazia 195 e un locale al piano terra di un condominio di via del Cigno, una sorta di circolo ricreativo gestito da Salvatore Megna.
Più volte gli investigatori hanno registrato incontri tra gli indagati, partenze e arrivi dei corrieri incaricati delle consegne di cocaina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, «Binario e Patti si sarebbero occupati soprattutto della gestione del canale di rifornimento calabrese, avvalendosi della sistematica collaborazione di Francesco Genova, il quale provvedeva anche alla custodia del denaro da consegnare quale corrispettivo delle partite di droga oltre che della custodia e dello smistamento dei carichi ricevuti per le successive consegne ai destinatari, cioè Giuseppe Davì e Giuseppe Lo Muto.
Questi ultimi si occupavano poi delle successive consegne, avvalendosi dell'ausilio di corrieri, tra cui Salvatore Megna».
I movimenti dei componenti del gruppo sono stati tenuti d’occhio per mesi dai poliziotti, che hanno ricostruito anche diversi viaggi a Marsala per le consegne di ingenti quantità di cocaina a Vito Parrinello e Giancarlo Colletti, anche loro arrestati nel blitz (il 12 giugno del 2023 Parrinello era stato fermato e trovato in possesso di un chilo e 200 grammi di polvere bianca, a dimostrazione degli ingenti volumi di stupefacente gestiti dal sodalizio).
Più volte Davì e Lo Muto sono stati ripresi con buste e involucri tra le mani, al momento della consegna del denaro, al termine delle trasferte a Binario e Patti. I soldi, secondo l’accusa, finivano in una «vera e propria cassa comune che veniva utilizzata per finanziare i successivi approvvigionamenti».
Il conteggio degli incassi è stato ascoltato in presa diretta dagli agenti impegnati in intercettazioni e videoriprese. Il gruppo, legato da un “vincolo stabile e duraturo”, avrebbe messo in pratica alcune tecniche per tentare di eludere le investigazioni, come il noleggio di vetture da affidare ai corrieri, scortati da staffette, ma anche la disponibilità di circuiti di utenze telefoniche riservate destinate alle comunicazioni di carattere illecito. A detta del gip Lirio Conti, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia, l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ha condiviso un “programma criminoso” protrattosi nel tempo.
Più nel dettaglio, tra marzo e aprile del 2022 i poliziotti hanno assistito a diversi incontri tra gli indagati nelle loro basi operative. Il 2 aprile Davì e Lo Muto partono alla volta di Marsala con una Fiat 500 e al rientro in città raggiungono un parcheggio di via Villagrazia per cambiare auto (una Fiat Panda) e recarsi fino al locale di via del Cigno. Lo Muto tiene in mano una busta di colore verde, con all’interno del denaro ricevuto dai marsalesi, in base alle valutazioni degli inquirenti. Sul posto dieci minuti dopo arriveranno Binario e Patti. A partire dal 12 aprile sono stati registrati ulteriori incontri verosimilmente relativi ad altre cessioni di stupefacenti.
Il gruppo ha utilizzato sempre lo stesso schema e, grazie all’esame delle intercettazioni ed ai pedinamenti, sono stati raccolti pesanti indizi nei confronti degli indagati. Le notizie apprese sul campo hanno consentito ai poliziotti di compiere interventi mirati nel corso delle indagini e togliere dal mercato ingenti quantità di stupefacenti, tra cocaina e hashish, oltre che di recuperare cinque pistole e diverse munizioni.
L’inchiesta ha portato anche all’individuazione di un altro gruppo di trafficanti alla Guadagna guidato dai componenti della famiglia Scarantino, imparentato con il boss Salvatore Profeta, scomparso nel 2018, e considerato per un periodo il reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù.
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