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Gabbie che scoppiano, chiuso il canile a Palermo: stop all’ingresso di altri animali in via Tiro a segno

Il provvedimento dopo la richiesta del veterinario dell’Asp: garantiti solo pronto soccorso e cure

Ferrandelli al canile

Le gabbie scoppiano di randagi, che si accapigliano, litigano, si prendono a morsi ed in qualche caso muoiono senza ricevere soccorso. Una situazione diventata tanto insostenibile da segnare improvvisamente la chiusura della struttura di via Tiro a Segno: da ieri mattina nessun altro animale trovato per strada potrà essere ospitato dal Comune.
Il canile in overbooking potrà solo dare assistenza per cure mediche, interventi chirurgici e pronto soccorso, ma di restare a soggiornare nelle gabbie non se ne parla.
Lo ha messo nero su bianco la dirigente dell’Ufficio Igiene e sanità Marina Pennisi, dopo l’sos lanciato dal responsabile del presidio veterinario dell’Asp «Giuseppe Insalaco» che ha denunciato l’eccessivo numero di cani presenti nei box (135) e ha chiesto appunto il blocco di ulteriori ingressi «sino a che non siano liberate le aree di sgambo e di degenza. Restano invece inalterate tutte le attività relative ai gatti.

Il collasso del rifugio municipale era nell’aria da tempo, ma le recenti aggressioni e risse tra animali documentate anche da video di cittadini sui social hanno aperto il vaso di Pandora. Da anni le associazioni di volontariato presentano esposti sulla gestione della struttura e sullo stato di «degrado» in cui vengono tenuti gli animali.

La verità è che quest’anno la crisi è stata aggravata dal boom di abbandoni di cani di privati, quelli cioè che hanno una casa e un padrone che ad un certo punto, perché si ammalano e le cure costano, non possono più tenerli e li lasciano in strada.
Solo nel mese di ottobre, il canile ha dovuto ospitare 140 trovatelli. E in estate il trend è stato in linea. Davanti al cancello dell’altro canile all’ex mattatoio è stata depositata una scatola di cartone con sette cuccioli appena nati. Dove saranno accolti adesso i randagi salvati dai cittadini o dal servizio di accalappiamento?
L’assessore Fabrizio Ferrandelli è andato ieri in via Tiro a segno per incontrare le associazioni e chiedere aiuto, spingendo sopratutto sulle adozioni. Ma non nasconde che la crisi è grave e le vie di uscita al momento poche.

«Daremo assistenza ai randagi sul territorio - spiega - tranne che non si tratti di cani aggressivi. Il vero problema sono le sterilizzazioni, ancora troppo poche per evitare gravidanze continue e riproduzioni dei cani che vivono in strada. La legge, tra l’altro, ci impone convenzioni con rifugi privati solo in Sicilia ma sono saturi anche quelli. E costano».
Per garantire il ricovero esterno di 30 randagi, quelli per intenderci che andrebbero evacuati per riportare il canile al numero legale, il Comune sborsa ogni anno 64 mila euro.
«È un fenomeno dilagante in tutta l’Isola - aggiunge l’assessore- . Ci sono comuni più piccoli che per questo capitolo di spesa rischiano il dissesto». Le nuove gabbie sono state già ordinate ma arriveranno solo a gennaio. Fino ad allora sarà emergenza.

E l’indagine aperta dopo la morte di un molosso sbranato da altri due cani qualche giorno fa non alleggerisce la situazione. Sembra infatti che, dopo la chiusura del «fascicolo» redatto dalla polizia municipale, sia pronto un giro di trasferimenti di personale da via Tiro a segno. Due dioendenti che il giorno del ferimento mortale del cane erano nella struttura non sarebbero intervenuti per sedare la rissa e sopratutto per chiamare il soccorso dopo avere tirato fuori il cane azzannato dal recinto diventato campo di combattimento. Era ancora vivo.

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