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La strage di Altavilla: «Non è pazzo, Barreca torni in carcere», annullato il trasferimento nella Rems per incapacità di intendere e di volere

L'ex imbianchino è accusato di avere ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni con la complicità della figlia e dei due «fratelli di Dio», Sabrina Fina e Massimo Carandente

Giovanni Barreca e la moglie Antonella Salamone

Il tribunale del Riesame ha annullato il provvedimento del Gip di Termini Imerese, Erina Cirincione, che aveva disposto la scarcerazione e il ricovero di Giovanni Barreca nella Rems di Caltagirone, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in cui è attualmente tenuto in custodia e dove sta seguendo un percorso di cure riservato alle persone affette da disturbi mentali che hanno compiuto reati gravissimi. La decisione era arrivata dopo che i periti nominati dal giudice - gli psichiatri Renato Tona e Domenico Micale e la psicologa Chiara Caruso - lo avevano riconosciuto incapace di intendere e di volere, a conclusione delle visite mediche e dei test eseguiti nel penitenziario di Barcellona Pozzo di Gotto.

L'ex imbianchino, coinvolto nella strage di Altavilla Milicia, è accusato di avere ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni con la complicità della figlia, oggi diciottenne ma giudicata dal tribunale minorile, e dei due «fratelli di Dio», Sabrina Fina e Massimo Carandente. Per il momento, però, Barreca non sarà riportato in cella: il provvedimento del Riesame, infatti, non è ancora esecutivo perché il difensore dell'imputato, l'avvocato Giancarlo Barracato, ha dieci giorni di tempo, previsti dalla legge, per presentare il ricorso in Cassazione. Solo dopo quest'ulteriore passaggio si conoscerà la sorte dell'uomo.

«La perizia che ha stabilito che il mio assistito non è imputabile perché non può affrontare il processo a causa del suo stato mentale, è supportata da evidenze scientifiche difficilmente smentibili - spiega il legale -. Mi chiedo se un mancato parere possa essere sufficiente per giustificare l’annullamento dell’ordinanza del Gip tanto più che, in sede di discussione tra le parti, il consulente del pm non era nemmeno presente. Su queste basi, ribadendo le motivazioni dei professionisti che hanno visitato Barreca, presenteremo l'istanza in Cassazione».

Il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, aveva contestato alcuni errori in cui sarebbe caduto il Gip perché, per emettere il suo provvedimento di scarcerazione, non avrebbe mai chiesto il parere del pubblico ministero, obbligatorio per legge. Inoltre, non avrebbe tenuto conto della consulenza della Procura, realizzata dal professore Stefano Ferracuti, che contraddice le conclusioni dei periti, sostenendo che Barreca è parzialmente incapace di intendere e di volere ed è munito di una pericolosità sociale elevatissima. I periti, invece, sostengono che soffrirebbe di un disturbo mentale inconciliabile con il regime carcerario: la progressione della malattia sarebbe stata graduale e subdola. All’inizio avrebbe sofferto della percezione distorta della realtà, poi la situazione si sarebbe aggravata fino ad attribuire agli eventi esterni un significato particolare interpretandoli come diretti a se stesso.

Come nel caso dell’auto che improvvisamente, la sera del 10 febbraio, quando si stava allontanando dalla sua villetta, si fermò a Casteldaccia: per Barreca fu un segno evidente del maligno, tanto da pregare e imporre le mani sul cofano per farla ripartire. Quindi i deliri mistici sarebbero diventati certezze assolute, influenzando il suo comportamento e il suo disagio potrebbe avere trovato una sponda detonante con l’ingresso di Fina e Carandente nelle dinamiche familiari. Da qui - secondo i medici nominati dalla difesa - potrebbe essere scoccata la scintilla che avrebbe dato il via al triplice omicidio commesso nella notte tra l’8 e il 9 febbraio.

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