I canili sono l’alternativa alla strada dove cani e gatti si muovono, da soli o in branco, per sopravvivere. Sperando di non essere aggrediti da altri randagi, o di non finire investiti dalla auto, oltre a resistere finché è possibile alla mancanza quotidiana di cibo e acqua. Ma nei rifugi comunali succede proprio quello che si vuole evitare lasciandoli alla stato brado: risse feroci e animali morti, come nei combattimenti ai quali spesso sono costretti dalla legge della giungla urbana.
Mercoledì pomeriggio l’aggressione con ululati disperati di un cane appena ricoverato con altri due (dopo il sequestro da parte dei vigili urbani di un deposito dove i tre venivano tenuti in condizioni disumane) nella struttura di via Tiro a segno, dove attualmente vivono in over booking 135 randagi: è stato letteralmente sbranato senza che nessuno dei dipendenti ancora presenti nel canile (chiude alle 19.00) sentisse qualcosa e intervenisse. Eppure un giovane che abita proprio nel palazzo di fronte e aveva visto dal balcone quella rumorosa mattanza, era sceso in fretta dalle scale ed aveva bussato alla porta della struttura, avvisando due impiegati. «Grazie tante», provvediamo. Non l’hanno fatto. Per due ore, il povero animale è rimasto a terra sanguinante ed in agonia. Poi il tam tam tra associazioni di volontari e l’intervento della polizia municipale. Il cane è stato trasportato in una clinica veterinaria, ma è morto all’alba di ieri (giovedì 23 novembre) .
«Dalla mia stanza, si vedono alcune delle gabbie del canile - ha scritto Marco nella segnalazione alle associazioni -. Alcuni cani hanno iniziato a litigare, erano lasciati liberi nella zolla di terra davanti ai box. Due di questi hanno iniziato ad infierire su un randagio e così ho avvisato dell'urgenza 2 persone che erano davanti al cancello del canile e stavano parlando fra di loro di chiudere. Uno di loro, dopo la mia segnalazione si è rivolto al collega con tono ironico, dicendo «Il ragazzo si lamenta che i cani litigano» con un tono parecchio sarcastico e sgradevole. L'ho fulminato con lo sguardo senza rispondere, invitandoli ad andare a controllare i cani». Marco era convinto di avere fatto il suo dovere e di avere (magari) scongiurato il peggio.
«Salito di corsa a casa ho aperto la finestra per controllare che effettivamente fosse intervenuta la persona con cui ho parlato e ho visto il cane a terra, che scalciava spasmi muscolari con la zampetta destra mentre un altro di quei cani lo strattonava dal collo - scrive nel messaggio - . Sono sceso di nuovo di corsa, rischiando anche di farmi male per le scale, per andare ad avvisare che magari stavano guardando dalla parte sbagliata ma, purtroppo, ho trovato tutto chiuso. Ho provato a citofonare a tutti i campanelli ma niente, nessuna risposta».
«Abbiamo già disposto una ispezione e controlli sui badge dei dipendenti - dice l’assessore al Benessere animale, Fabrizio Ferrandelli - Le responsabilità dovranno essere accertare e per questo è stata già avviata un’indagine». Nella struttura, a giro e a turno, gravitano 4 veterinari, dipendenti comunali e operatori di Reset. Di notte, almeno uno di loro ha la reperibilità. Ma le gabbie del canile restano senza sorveglianza. Un problema più volte sollevato dalle associazioni di animalisti che collaborano con il Comune. Ilenia Rimi, delegata per tutto il territorio della Sicilia dall'Associazione Un Atto D'Amore Onlus ed ex consulente per il Comune per le interlocuzioni con gli enti del terzo settore, ha messo nero su bianco il 5 novembre le criticità ataviche riscontrate nella struttura di via Tiro a Segno: «La struttura si presentava sporca, le gabbie di isolamento che dovrebbero prevedere una pulizia ben accurata destinata proprio ai pazienti affetti da patologie versavano in condizioni di igiene pessime, i cani si trovavano a dover camminare tra croccantini versati per terra e deiezioni. Impiegati Reset che sbuffano dinnanzi alla mia rimostranza sulle condizioni igieniche delle gabbie e impiegati Comunali che interpretano protocolli e regolamenti a loro discrezione».
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