Quattro morti sulle strade della provincia, tre in un drammatico scontro frontale sullo scorrimento veloce che dalla città porta a Sciacca, il motociclista Calogero Giovanni Calvagno, 60 anni, tra Geraci e Castelbuono, in un incidente lungo la statale 286. È stata l’ennesima tragedia sulla scorrimento veloce, la 624 Palermo-Sciacca, la fondovalle tristemente nota come strada della morte: è successo ieri mattina in un tratto in cui la carreggiata è divisa da una doppia striscia continua, all’altezza del curvone che immette sul rettilineo prima dello svincolo di Giacalone. Le corsie sono tre: due in salita, direzione Sciacca; una sola in discesa, verso la città. La collisione, avvenuta poco dopo le otto, ha causato la morte del palermitano Riccardo Pardi, 51 anni, al volante di un Suv Toyota e di una coppia di tunisini residenti a Ribera, Walid Moussa, 42 anni, e sua moglie Zina Koski Moussa, di 44, che viaggiavano a bordo di una vecchia Mercedes classe C assieme ai loro bambini di 8, 6 e 4 anni, seduti sul sedile posteriore ed estratti dalle lamiere contorte dai vigili del fuoco.
Sul posto sono arrivati i carabinieri di Monreale, i tecnici dell’Anas, che hanno chiuso la strada per l’intera giornata, e le ambulanze del 118: per i coniugi e per l’altro conducente, sbalzato fuori dall’abitacolo, però non c’è stato nulla da fare. I fratellini, tutti maschi, sono stati trasportati con l'elicottero al pronto soccorso in codice rosso. Il più grande è stato ricoverato nel reparto di neurologia dell'ospedale Civico, dove è stato operato per ridurre la pressione provocata da un grave trauma cranico. Il bimbo di sei anni ha dovuto subire un intervento chirurgico per una frattura al femore mentre il più piccolo è stato intubato e dovrà rimanere sotto stretta sorveglianza sanitaria. Ad occuparsi dei tre sono il direttore dell’area di emergenza del Di Cristina, Domenico Cipolla, Marcello Piazza e Luca Maria Lagalla.
Il botto spaventoso è stato sentito distintamente dai residenti dell’unica villetta che si trova proprio di fronte al curvone maledetto. La scena che hanno visto dalla loro posizione è stata terribile: il tettuccio della Rav 4 era schiacciato contro l'asfalto, poco più in là un portellone volato via, accanto il muso di una Mercedes, ridotto in frantumi, non esisteva più e il parabrezza, accartocciato come un foglio di carta da gettare, sono rimasti a testimoniare la violenza dell’urto micidiale che ha annientato tre vite, mentre altre tre lottano in prognosi riservata.
A rompere il silenzio sul luogo dell’incidente era solo la voce, solcata dalla disperazione, di un parente di Pardi, urla di dolore che si udivano in lontananza mentre, sostenuto da due vigili del fuoco, si stava avvicinando per il triste riconoscimento della vittima.
La famiglia Moussa era diretta in città, al porto, da dove si sarebbe imbarcata per andare in Tunisia, quando la loro Mercedes è entrata in contatto frontalmente con il fuoristrada guidato da Pardi, che viaggiava in direzione Sciacca ed era probabilmente in corsia di sorpasso, cosa consentita perché in direzione Sciacca le corsie sono due.
L'impatto è stato così forte da far ribaltare entrambi i veicoli, trasformandoli in un ammasso di metallo: una situazione straziante perché, a ogni minuto che passava, era sempre più evidente che, nonostante gli sforzi, diventa inutile ogni tentativo di salvare gli occupanti. Sono diverse le ipotesi su cui stanno indagando i carabinieri, che hanno fatto i rilievi: l’alta velocità potrebbe aver giocato un ruolo determinante, in una zona dove la visibilità - a causa della curva - è limitata. Tuttavia non si possono escludere altri possibili fattori come un guasto meccanico che potrebbe avere compromesso la stabilità di una delle vetture o persino un malore improvviso di uno dei guidatori.
Il sabato di sangue è proseguito anche vicino Castelbuono, dove ha perso la vita il motociclista Giovanni Calogero Calvagno di 60 anni, ispettore della polizia municipale di Caltanissetta. Insieme con un gruppo di amici, appassionati come lui delle due ruote, stavano andando nel paese delle Madonie per una gita quando, per motivi ancora da accertare, ha perduto il controllo della sua Yamaha 900 in uno dei tornanti ed è andato a schiantarsi contro una recinzione di filo spinato. Ad aggiungere ulteriore sofferenza il fatto che, tra i primi a soccorrerlo, è stato il figlio che faceva parte della stessa comitiva di motociclisti. Inutile ogni tentativo di salvarlo.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia