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Fogli di via per la protesta in acqua al molo trapezoidale di Palermo, raccolta fondi per il ricorso al Tar

L'azione dimostrativa era nata per sottolineare la gravità della crisi idrica in Sicilia. Gesualdo, docente universitario: «Non posso accettare di essere un “bandito”»

epa11344878 Forensic police inspect the scene in via dei Condotti after Last Generation (Ultima Generazione) climate activists smeared the windows of some luxury shops with orange paint, in Rome, Italy, 16 May 2024. EPA/CLAUDIO PERI

Quella plateale protesta alla fontana del Palermo Marina Yachting, al molo trapezoidale del porto, si è conclusa con i fogli di via e ora l'associazione che l'ha organizzata, Ultima Generazione, organizza una raccolta fondi per sostenere le spese necessarie per il ricorso al Tar.

La protesta, il 2 aprile scorso, era nata per sottolineare la gravità della crisi idrica. L'idea era provocatoria: alcuni attivisti (Erica, Gesualdo e Davide) erano entrati in azione simulando attività domestiche, come il lavaggio di panni e stoviglie nella fontana danzante più grande d’Italia. La richiesta? L'istituzione di un fondo di riparazione in favore delle vittime dei disastri ambientali.

La conseguenza è stata la notifica, dieci giorni dopo il blitz al molo trapezoidale, dei fogli di via obbligatori da Palermo a Erica (un anno), Davide e Gesualdo (tre anni). Da qui la decisione si raccogliere i fondi necessari: «Una misura antimafia spropositata - la giudica in una nota Ultima Generazione - soprattutto nel caso di Erica, studentessa all'Università di Palermo alla sua prima azione, denunciata soltanto per il reato lieve di manifestazione non preavvisata». Erica ritorna a Enna e non può tornare ai suoi studi, finché non arriva la revoca del provvedimento, il 30 aprile.

Non vengono invece revocati i fogli di via di 3 anni per Gesualdo e Davide.  «Da siciliano, non posso accettare di essere un “bandito” da Palermo. Palermo appartiene a tutti i siciliani», dichiara Gesualdo, 35 anni, docente universitario di archeologia e traduttore editoriale. Da qui la decisione di ricorrere al Tar.

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