Quella plateale protesta alla fontana del Palermo Marina Yachting, al molo trapezoidale del porto, si è conclusa con i fogli di via e ora l'associazione che l'ha organizzata, Ultima Generazione, organizza una raccolta fondi per sostenere le spese necessarie per il ricorso al Tar.
La protesta, il 2 aprile scorso, era nata per sottolineare la gravità della crisi idrica. L'idea era provocatoria: alcuni attivisti (Erica, Gesualdo e Davide) erano entrati in azione simulando attività domestiche, come il lavaggio di panni e stoviglie nella fontana danzante più grande d’Italia. La richiesta? L'istituzione di un fondo di riparazione in favore delle vittime dei disastri ambientali.
La conseguenza è stata la notifica, dieci giorni dopo il blitz al molo trapezoidale, dei fogli di via obbligatori da Palermo a Erica (un anno), Davide e Gesualdo (tre anni). Da qui la decisione si raccogliere i fondi necessari: «Una misura antimafia spropositata - la giudica in una nota Ultima Generazione - soprattutto nel caso di Erica, studentessa all'Università di Palermo alla sua prima azione, denunciata soltanto per il reato lieve di manifestazione non preavvisata». Erica ritorna a Enna e non può tornare ai suoi studi, finché non arriva la revoca del provvedimento, il 30 aprile.
Non vengono invece revocati i fogli di via di 3 anni per Gesualdo e Davide. «Da siciliano, non posso accettare di essere un “bandito” da Palermo. Palermo appartiene a tutti i siciliani», dichiara Gesualdo, 35 anni, docente universitario di archeologia e traduttore editoriale. Da qui la decisione di ricorrere al Tar.
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