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Casteldaccia, nella fognatura c'è ancora troppo gas: l'Amap chiede alla procura il dissequestro temporaneo

Tecnici in azione per provare a sbloccare l'ostruzione che provocherebbe lo scarico dei reflui lungo la costa

L’Amap chiederà alla procura di Termini Imerese di dissequestrare temporaneamente l’impianto di sollevamento di Casteldaccia, nel quale si stanno effettuando le operazioni per interrompere lo sversamento di liquami che vanno a finire in mare all’altezza del circolo nautico Secca della Maiorana, sulla strada statale 113.

La proposta, che già oggi dovrebbe essere inviata ai sostituti Giacomo Barbara e Elvira Cuti, si è resa necessaria per consentire agli operai della partecipata del Comune di Palermo di muoversi in sicurezza in una parte dei locali della fognatura, dove lo scorso 6 maggio sono morti cinque operai e un altro è rimasto gravemente ferito. La squadra di addetti alla manutenzione, durante la programmata bonifica di tre tombini per rimuovere l’ostruzione che causerebbe lo scarico dei rifiuti organici sulla costa, avrebbe riscontrato un’altissima concentrazione di gas: per questa ragione sarebbe indispensabile un ulteriore intervento sulla vasca anche se in un altro punto, rispetto a quello in cui si è verificato l’incidente.

Da qui la necessità di rimuovere i sigilli, almeno per il tempo necessario a completare tutti i passaggi tecnici che dovrebbero permettere lo spurgo. I tecnici, indossando tute, autorespiratori e rilevatori di sostanze tossiche, ovvero l’equipaggiamento standard per garantire la protezione chimica, hanno prelevato ieri alcuni campioni di acque nere e di sedimenti dai pozzetti che si trovano tra il bar La Casetta bianca e l’impianto di sollevamento Vini Corvo - adiacente appunto alla cantina vinicola Duca di Salaparuta - ma anche da quello sulla statale subito prima del luogo della strage e in quello all’altezza dell’hotel Palm Senior Resort. I risultati di questi accertamenti irripetibili, che puntano a conoscere la quantità di rame, zinco, ferro, solfuri, solfiti, solfati e polifenoli contenuti nei reflui, arriveranno dagli esami nel laboratorio dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, presso la quale sono stati convocati gli avvocati che assistono i familiari delle vittime e quelli dei tre indagati, cioè Gaetano Rotolo, il direttore dei lavori dell’Amap, che è la società committente, Giovanni Anselmo, amministratore unico della Tek Infrastrutture di San Cipirello, che si era aggiudicata l’appalto da un milione di euro, e Nicolò Di Salvo, contitolare della Quadrifoglio, che aveva ottenuto una commessa da 100 mila euro in subappalto.

Martedì prossimo (25 giugno), all’Istituto di Medicina legale del Policlinico, il tossicologo forense Pietro Zuccarello dell’Università di Catania preleverà alcuni campioni di liquidi biologici dai cadaveri di Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe Miraglia e dal corpo di Domenico Viola, l’unico sopravvissuto, che sta affrontando una difficile riabilitazione dopo che la sua salute è stata gravemente compromessa dall’inalazione di sostanze nocive, per determinare la presenza, e in quale dosaggio, di solfuri e tiocianati, due composti dell’idrogeno solforato che si è sprigionato nella cisterna. Per la perizia sulle misure di sicurezza bisognerà attendere invece altri due mesi: le risposte dei periti per accertare eventuali responsabilità dovrebbero arrivare ad agosto.

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