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«Se per le macchine non mi danno i soldi, le butto a mare»: il blitz di Palermo svela gli affari col «cavallo di ritorno»

La vittima di un furto sborsò ottocento euro per riavere l'auto indietro. Francesco Paolo Cintura voleva «un'offerta»

Salvatore Paolo Cintura non era d'accordo con chi chiedeva «prezzi» troppo alti per riconsegnare le auto rubate dalla sua organizzazione. Dalle intercettazioni del blitz dei carabinieri che ha portato all'arresto di ventisette persone nei quartieri Cep, Borgo Nuovo e Cruillas, emergono le conversazioni tra il «Buddha» e Vincenzo Cannariato, che gli chiedeva «come si doveva comportare» per chiede il cosiddetto «cavallo di ritorno».

«Gli vorresti domandare mille euro? Settecento?! Sbrigatevela voialtri». Cintura, dalla maggiore «esperienza criminale», avrebbe invece dato la possibilità, alle vittime dei furti d'auto, di fare una sorta d'offerta: «Un regalo, trecento, quattrocento, quelli che sono. Quelli che ti vuole dare». Ma c'era un iter da rispettare: il trentaquattrenne che gestiva gli affari mentre era ai domiciliari, infatti, verificava sempre che i furti avvenissero nel suo territorio di competenza, ovvero al Cep, per «non avere persone dietro la porta» che arrivavano da altre zone. Inoltre, verificava sempre che le vittime dei furti non avessero sporto denuncia.

«Ora tu metti a prendere macchine a Cruillas, là, e le persone vengono qua», diceva a Cannariato. «Ma io prendo le macchine dove le devo prendere, se mi danno i soldi, me li danno. Se non me li vogliono dare, le vado a buttare a mare». Cintura ribadiva: «A me non mi interessa niente di nessuno, io mi devo prendere la galera per le mie cose no per le macchine, per i motori, per le minchiate. Già mio fratello per quanto una volta gli ha trovato la macchina a uno con mio padre non ci devono parlare di queste cose!».

Cintura era inoltre l'intermediario per il recupero delle vetture rubate. È il caso di una Fiat Panda, riconsegnata dopo il pagamento di ottocento euro. Materialmente, il proprietario ne è poi rientrato in possesso tramite Vincenzo Cannariato e Giovanni Montagnino. «Quanto gli devo dare? Cinquecento euro», chiedeva il proprietario dell'auto. Cintura: «No non lo so, a me mi seccano fare discorsi. Trecento euro in più, se non le vuoi mettere niente...».

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