Oltre a non avere le maschere con filtro, come rilevato dai Vigili del fuoco, che ieri hanno recuperato i cadaveri, i cinque operai trovati morti nel solaio e nella vasca della rete fognaria a Casteldaccia sarebbero stati sprovvisti di tutti gli altri dispositivi di sicurezza obbligatori per legge quando si agisce in un ambiente confinato.
Per operare in questi spazi è necessario inoltre utilizzare, prima di addentrarsi, il gas alert, un dispositivo che permette di rilevare inquinanti, quello che è stato utilizzato dai Vigili del fuoco prima di intervenire nella fogna.
Proprio questo strumento ha rilevato la presenza di idrogeno solforato in quantità dieci volte superiore al limite di sicurezza: è un gas prodotto dalla degradazione batterica, incolore ed estremamente tossico poiché irritante e asfissiante.
Subito dopo il drammatico incidente sul lavoro, investigatori si sono recati nella sede della Quadrifoglio Srl, la ditta di Partinico che si è aggiudicata dall’Amap di Palermo i lavori di manutenzione della rete fognaria: stanno accertando se gli operai siano stati formati, come prevede la legge, per lavorare negli ambienti confinati e acquisire le eventuali certificazioni.
Sono stati interrogati il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza e si sta verificando se, come prevede la normativa, il preposto fosse presente al momento della lavorazione finita in tragedia. Di fronte alle inadempienze sulla sicurezza scatta il reato penale per il datore di lavoro.
Strage di Casteldaccia, giù nei pozzetti senza protezione: indagini sulle dotazioni di sicurezza degli operai
Non avevano maschere e altri dispositivi previsti dalla legge. Il gas alert, un dispositivo che permette di rilevare inquinanti, avrebbe loro salvato la vita
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