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Palermo, occupate abusivamente aree di interesse storico: multe e denunce in due locali della Kalsa

Intervento della polizia municipale in via Alloro e in piazza Aragona. In un caso i gazebo si trovavano sul basolato appena restaurato. Un cartello di divieto di sosta era stato coperto

La polizia municipale di Palermo è intervenuta in due locali della Kalsa, uno in via Alloro e l'altro in piazza Aragona, riscontrando in entrambi l’illecita occupazione di suolo pubblico.

Poiché si tratta di  una zona del centro storico di rilevante interesse storico-culturale, sottoposta a vincolo monumentale, l’installazione di arredi non autorizzati, sottolinea in un comunicato la polizia municipale, pregiudicava non solo la sicurezza pubblica e la viabilità, ma anche la conservazione e l’integrità delle aree di fronte ai due locali. Per i titolari è scattata la denuncia, l'importo delle multe ha superato i settemila euro.

Nel locale di piazza Aragona, senza la prescritta concessione, il titolare aveva occupato con due gazebo, tavoli e sedie una porzione di area pubblica pari a 56,30 metri quadri, rispetto ai quasi 16 autorizzati, determinando una situazione di intralcio per la circolazione stradale, sia pedonale che veicolare. Le strutture si trovavano sul basolato storico recentemente restaurato. Uno dei gazebo, poi, nascondeva interamente un cartello stradale di divieto di sosta con rimozione h24, installato dal Comune  all’ingresso di vicolo Lungarini, e impediva persino il transito delle auto all’interno del vicolo stesso.

Il titolare è stato denunciato perchè invadeva e occupava arbitrariamente suolo pubblico con arredi vari, al fine di trarne profitto, e per avere deturpato cose di interesse storico e artistico.

Anche nell'altro locale, in via Alloro, il titolare aveva invaso arbitrariamente una porzione di area pubblica al fine di trarne profitto ed essendo anche questo sito un bene culturale l'aveva destinato a un uso incompatibile con il suo carattere storico e artistico. Al controllo, infatti, è stato riscontrato che, senza alcuna concessione e senza il necessario nulla osta della Soprintendenza ai Beni culturali, aveva occupato una porzione di suolo pubblico pari a 48 metri quadri, con gravi ed evidenti problemi per il traffico.

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