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Palermo, chiesta l'archiviazione per l'uomo di 47 anni che aveva dato fuoco al cane Aron

Sarebbe incapace di intendere e di volere

Il pm di Palermo ha chiesto l'archiviazione delle accuse nei confronti di C. R. 47 anni, che era indagato per aver dato alle fiamme, provocandone la morte due giorni dopo, il cane Aron lo scorso gennaio a Palermo. La procura ha avvisato 19 parti, tra enti, associazioni, onlus, persone fisiche che si erano costituite quali persone offese della richiesta avvertendole che hanno 20 giorni per proporre opposizione. Oltre all’accusa di aver provocato la morte del cane l’indagato era accusato di danneggiamento, minacce, porto d’armi. La notizia del cane dato alle fiamme ha destato clamore e commozione a Palermo e tra gli animalisti che organizzarono anche una manifestazione nel capoluogo e un imprenditore salentino Emilio Colaci ha anche chiesto l’autorizzazione per fare realizzare un monumento ad Aron e a tutti gli animali vittime di violenza.

«Siamo indignati e ci opporremo affinché ci sia il processo al responsabile». La Lav commenta così la richiesta di archiviazione notificata oggi da parte del Pm, del procedimento nei confronti del proprietario di Aron, il pitbull legato e dato alle fiamme a Palermo nel gennaio scorso e morto dopo giorni di agonia in una clinica.  «La richiesta del pubblico ministero di archiviazione del
procedimento per un caso di maltrattamento e uccisione di tale efferatezza è inaccettabile. Ci prepariamo a presentare l'opposizione», dice Alessandra Ferrari, responsabile area animali familiari della Lav. E aggiunge: «Inoltre chiediamo un incontro al procuratore della Repubblica a Palermo, Maurizio de Lucia anche alla luce del fatto che per primo in Italia ha formato un pool di magistrati contro il maltrattamento degli animali».

«Sicuramente verrà elevata opposizione ai termini di legge rispetto alla richiesta della procura di Palermo che ci ha lasciati tutti basiti. Leggendo le motivazioni- scrivono gli animalisti di Aidaa- appare quella della opposizione come una battaglia difficile da vincere perché siamo di fronte a una perizia preventiva nei confronti del soggetto, ma ciò non toglie che sia confermata la sua pericolosità ed il rischio che quest'uomo possa commettere altri reati contro animali o anche persone è reale, appare evidente la sua pericolosità sociale sia per quello che ha fatto che per quanto potrebbe ancora commettere se lasciato a piede libero».

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