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Palermo, lo sfogo della ragazza violentata e ora minacciata: «Sono stanca, ho cambiato sei comunità»

«Stavo provando a ricostruirmi una vita, mi ero iscritta in palestra. Dopo questo episodio, ho perso le speranze, il passato mi inseguirà sempre». ha detto Asia in un messaggio alla tv

Asia, la ragazza dello stupro al Foro Italico di Palermo, durante l'intervista in tv

«Sono in comunità, qui sono al sicuro, però sono stanca. Questa è la sesta comunità dove vengo portata». Queste le parole di Asia, la ragazza già vittima dello stupro di gruppo di Palermo del 7 luglio scorso, in un messaggio inedito inviato e letto oggi in diretta a Pomeriggio Cinque, il programma condotto da Myrta Merlino su Canale 5, dopo che lunedì sera avrebbe subito un’altra aggressione da parte di un minorenne (e della madre di lui) che lei aveva denunciato per un altro episodio di violenza, avvenuto tra maggio e giugno. «Stavo iniziando a cercare di farmi una vita - ha detto la ragazza -, avevo fatto prove di lavoro e mi ero reiscritta in palestra. Ora questo... Dopo l’altro giorno, veramente, ho perso le speranze che possa avere la vita normale che voglio. Forse il passato mi inseguirà sempre…Ora vivo tanto per, perché non ho le forze o, non so, coraggio per farla finita ma non è vita. Nonostante ora sono al sicuro, secondo te, che vita può essere chiusa qui con i pensieri che mi tormentano? Volevo solo andare avanti.».

Oggi Asia ha vent'anni, ne aveva 19 quel giorno in cui fu portata dal gruppo di giovani in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Ora la Procura della Repubblica e quella dei minorenni hanno aperto un nuovo procedimento per violenza privata, a carico della donna e del figlio (minore di età all’epoca degli abusi, che gli erano stati contestati l’anno scorso) che si sarebbero avventati contro la ragazza, che è stata subito trasferita in una comunità protetta. È stata lei stessa a denunciare l’accaduto ai carabinieri: la sera di Pasquetta, mentre si trovava in un bar di Ballarò con il fidanzato, sarebbe stata avvicinata da un ragazzo e dalla madre di quest’ultimo, che l’avrebbero costretta - puntandole un coltello - a seguirli nella loro casa per obbligarla a ritrattare la precedente denuncia per abusi sessuali.

L’accusa si riferisce a fatti che non c’entrano nulla con lo stupro di gruppo del 7 luglio, in cui sono imputati Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao, tutti in carcere in attesa del processo in abbreviato, che prenderà il via il 19 aprile, e Riccardo Parrinello, l’unico non ancora maggiorenne all’epoca dei fatti, che è già stato condannato a 8 anni e 8 mesi.

In questo caso, invece, gli abusi si sarebbero verificati tra maggio e giugno del 2023, un mese prima della violenza che aveva fatto inorridire l’Italia per la sua brutalità. Durante la drammatica testimonianza sullo stupro di gruppo, agli investigatori Asia aveva raccontato di essere riuscita a evitare un precedente abuso, spruzzando dello spray al peperoncino contro il suo aggressore: dalle sue parole era nato un procedimento penale d’ufficio a carico del ragazzo, minorenne, la stessa persona che, con la mamma, ha aggredito la ragazza il primo aprile: «Mi gridavano “ti ammazziamo”, mentre mi picchiavano, dopo avermi trascinata a forza a casa loro», ha spiegato la ventenne, sentita in caserma. «Ci hanno puntato un coltello e divisi – ha aggiunto, ancora sotto choc, il fidanzato –. Mi hanno immobilizzato e l’hanno portata via con la forza, impedendomi di chiamare subito aiuto». Quando è riuscito a liberarsi il ragazzo sarebbe corso dalle forze delle ordine ma – colpo di scena – da lì a poco ha visto arrivare la fidanzata con madre e figlio, che pretendevano che davanti ai militari la ragazza scagionasse il giovane.

Sono in corso gli approfondimenti con l’esame dei filmati delle telecamere della zona ma la magistratura ha deciso di aprire un fascicolo per violenza privata contro i due e di trasferire nuovamente la ventenne in una comunità fuori dalla Sicilia. Subito dopo lo stupro di gruppo, infatti, era stata inizialmente portata in una casa famiglia in Emilia Romagna ma dopo qualche tempo aveva fatto rientro in città, ospite di una zia. «Dopo la nuova aggressione nei suoi confronti – ha spiegato l’avvocato Carla Garofalo - la mia assistita è stata portata in una località segreta per tenerla al riparo da ulteriori minacce. È una ragazza che va seguita e protetta, quello che è importante adesso è che sia in un posto sicuro. Mi ha raccontato che era stata aggredita e minacciata con un coltello, anzi con un machete come lo ha definito lei, e che era molto spaventata».

 

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