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Palermo, da medicina a maitre d'hotel: inchiesta sulle lauree non riconosciute della scuola Jean Monnet

La Procura sta indagando sul Dipartimento di studi europei, con sede a Lugano: non avrebbe mai ottenuto alcuna autorizzazione dal ministero dell'Università

La cifra più alta la doveva corrispondere chi sceglieva una delle 35 scuole di specializzazione per laureati in medicina, odontoiatria o medicina veterinaria: 26 mila euro all’anno. Il costo oscillava così dai 130 mila euro per un ciclo completo di 5 anni ai 78 mila per quello di 3 anni. Ma nell’offerta universitaria del Dipartimento di studi europei Jean Monnet, con sede a Lugano, su cui sta indagando la Procura di Palermo, si può trovare un po' di tutto: 24 corsi di laurea e master per la facoltà di medicina, 9 corsi di laurea e master per la facoltà di comunicazione e formazione, 16 corsi di laurea, laurea magistrale e master per la facoltà di business management e 12 per la facoltà di turismo oltre a un dottorato di ricerca. Tra i corsi di laurea più singolari c’erano quelli per maitre d’hotel (3 anni, 180 crediti) dal costo di 5 mila euro all’anno e quello per capo ricevimento (3 anni, 180 crediti) anche in questo caso 5 mila euro all’anno, entrambi «con titoli intermedi annuali professionalizzanti».

La parte teorica delle lezioni era tutta on line, quella pratica invece, come si rileva dai documenti informativi, si poteva svolgere «in strutture convenzionate in Italia». Il Dipartimento Jean Monnet ha sospeso l’intera attività dopo le prime denunce fatte alla guardia di finanza di Palermo da alcuni studenti, che hanno scoperto che il titolo di laurea conseguito è carta straccia, perché il Miur non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione al Dipartimento Jean Monnet. Eppure, come si legge dai documenti informativi, il Dipartimento, in mano a Salvatore Messina, assicurava che «l’offerta formativa è realizzata dalle Università partner in Bosnia Erzegovina» e «lo studente, alla fine del proprio corso di studi, ottiene il titolo universitario professionalizzante che non necessita, quindi, dell’esame di Stato per l’esercizio della professione né in Bosnia Erzegovina né in Italia».

«Tutti i titoli universitari rilasciati dalle Università partner - c’è scritto nella brochure - sono ammessi alla procedura di equipollenza in Italia ai sensi della legge n. 14 del 10 febbraio 2015 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana del 3 marzo 2015 che dà esecuzione all’accordo di cooperazione nel campo della cultura, dell’Istruzione e dello sport fra la Bosnia Erzegovina e l’Italia e stabilisce il riconoscimento dei titoli universitari per equipollenza diretta». In realtà, l’articolo 9 di quell’accordo recita: «Le due parti concordano che possono essere ammessi a procedure di riconoscimento in ognuno dei due Paesi i titoli accademici rilasciati dalle Istituzioni universitarie dell’altro Paese a seguito di corsi di studio ordinari e completi previsti per la generalità degli studenti e svoltisi interamente in sedi universitarie statali o legalmente riconosciute» e «una definitiva regolamentazione della materia potrà essere stabilita da uno speciale accordo bilaterale».

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