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Palermo, la droga allo Sperone preparata anche davanti ai bambini: arrivano le condanne in appello

Una microspia aveva documentato una scena choc: gli indagati seduti attorno a un tavolo a dividere i soldi dello spaccio con i piccoli che li guardavano, e, in qualche caso, partecipavano alla conta degli incassi

La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo - presidente Maurizio Calvisi, a latere Emilio Alparone e Fernando Sestito - ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado relativa alla maxi inchiesta sul giro di cocaina allo Sperone, nella quale è emerso che la sostanza stupefacente veniva confezionata da mogli e madri davanti ai bambini e nascosta nelle loro camerette. Durante l’inchiesta, una microspia aveva documentato una scena choc: gli indagati erano seduti attorno a un tavolo a dividere i soldi dello spaccio con i bambini che li guardavano, e, in qualche caso, partecipavano alla conta degli incassi. C’erano poi ragazzini utilizzati per spacciare pure in bici nella zona davanti alla scuola del quartiere.

Nel processo in abbreviato la Corte ha ridotto la pena a 14 anni, 10 mesi e 25 giorni di reclusione per Gianluca Altieri, che in primo grado era stato condannato a 15 anni. Pena rideterminata a 2 anni e 8 mesi e al pagamento di una multa di 12 mila euro anche per Andrea Argeri, condannato in primo grado a 7 anni e 4 mesi di reclusione. Stessa decisione per Calogero Benigno: 2 anni e 4 mesi di reclusione più il pagamento di 3 mila euro di multa; in primo grado era stato condannato a 3 anni.

Assoluzione piena per Pietro Di Paola per non avere commesso il fatto, in primo grado era stato condannato a 9 anni di reclusione. Per Federico Di Giorgio la Corte, «ritenuta - scrivono i giudici - la continuazione tra il reato giudicato e quello oggetto della sentenza resa in data 28 maggio 2019 dalla Corte d’Appello, irrevocabile il 10 dicembre 2019, ridetermina la pena in 8 anni e 8 mesi di reclusione». In primo grado era stato condannato a 6 anni e 8 mesi.

La Corte d’Appello ha escluso la circostanza dell’aggravante e ridotto la pena a 6 anni e 6 mesi di reclusione per Maria Mangiapane. Mangiapane in primo grado era stata condannata a 7 anni. Assoluzione piena per Marco Marcenò, in primo grado condannato a 4 anni: era difeso dall’avvocato Michele Calantropo. Assolto pure Emanuel Gandolfo Milazzo, condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi.

Pena ridotta a 14 anni e 2 mesi di reclusione anche per Fabrizio Nuccio, in primo grado condannato a 14 anni e 8 mesi di reclusione. Per Andrea Serio sono stati unificati i reati giudicati dal vincolo della continuazione con quello oggetto della sentenza emessa il 25 ottobre 2019 e la sua pena è stata rideterminata in 7 anni 10 mesi di reclusione.

Esclusa per Rosario Vitrano la contestata recidiva, la Corte ha rideterminato la pena in 2 anni e 2 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 5 mila euro. Confermate le condanne di primo grado per Paolo Altieri, Paola Balistreri, Giuseppe Balistreri, Cristian Volo Biscotto, Mario Brancatello, Salvatore Calafiore, Alessandra Cannizzo, Giovanni Chifari, Raffaele Costa, Davide Di Carlo, Salvatore Di Pietra, Davide Dispensa, Benedetto Giuliano, Antonino Leto, Giorgio Leto, Giuseppe Lo Coco, Lorenzo Rotolo Lonardi, Riccardo Machì, Angelo Mangano, Rosalia Mantegna, Gabriele Mistretta, Francesco Paolo Nuccio, Claudio Savoca, Cinzia Selvaggio, Alessio Serio e Felice Umberto Tumminia.

Cessata la misura cautelare in carcere per Michele Bravo, Marco Marcenò e Lorenzo Rotolo Lonardi. Vanno agli arresti domiciliari Andrea Argeri, Pietro Di Paola ed Emanuel Gandolfo Milazzo. Cessata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Rosario Vitrano.

 

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