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Quell'impronta sulla Panda rubata e le intercettazioni, i retroscena dell'inchiesta sul giro di auto riciclate allo Sperone

Una volta identificato uno della banda, ascoltando le sue conversazioni, gli investigatori sono riusciti a risalire alla rete di complici

Le indagini che hanno portato a sgominare il gruppo dello Sperone sono scattate a giugno del 2022, quando è stato commesso il furto di una Fiat Panda «rinvenuta» dal proprietario qualche giorno dopo.

I poliziotti della scientifica hanno ritrovato sulla vettura un’impronta utile appartenente ad uno degli indagati, che è risultato in contatto con un altro pregiudicato in passato indagato per avere fatto parte di un gruppo dedito a questo tipo di traffici.

E così è stata fatta luce sull'organizzazione.  Sono state le intercettazioni a portare gli agenti di polizia all’organizzazione che riciclava auto a Palermo. Una volta identificato uno della banda, ascoltando le sue conversazioni, gli investigatori sono riusciti a risalire ai complici.
Nel corso dell’ascolto la polizia ha saputo del furto di un veicolo avvenuto il 22 dicembre 2022. Tre giovani avevano rubato una Fiat 500 e avevano contattato il proprietario. Due giorni dopo, dopo una veloce trattativa e la consegna di 500 euro, l’autovettura è stata portata in via Oreto e poi ritrovata «casualmente» dal padre della proprietaria.
Il 22 dicembre i tre si sono messi d’accordo per compiere il furto non sapendo di essere intercettati. «Oh, amuni che è tardi! Facciamo questo discorso!», l’altro rispondeva «No, aspettiamo» e allora il primo aggiungeva «Si, lo sto prendendo ora. Si, l’ho capito... per me l’orario buono è ora. Il tempo che arrivi là si fanno mezzanotte e la già dormono pure i conigli dormono».
Dopo il furto i tre si sono messi d’accordo per estorcere il denaro al proprietario.
Alle 18 della vigilia di Natale del 2022 uno degli indagati dopo avere concordato il tutto con un complice e, soprattutto con i proprietari dell’auto, diceva «sto lasciando questa e vado a prendere subito quella. E gliela butto lì». E il complice ha replicato dicendogli «E io sto andando a prendere sti soldi... sto andando a prendere».
In relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di autovetture è emerso inoltre l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’autovettura di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è venuto fuori che i componenti del gruppo criminale si sono impegnati per recuperare subito il veicolo.

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