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Palermo, il centro educativo di Borgo Vecchio è senza acqua e resta chiuso: protestano gli operatori

Martina Riina, project manager: «Attendiamo ancora l'apertura perché manca l’allaccio dell'Amap e non possiamo ancora restituire questo spazio alla città»

«Al Centro», ma non delle priorità. Lo spazio di ricerca educativa nel quartiere di Borgo Vecchio a Palermo non ha ancora l’allaccio dell’acqua e attende dallo scorso ottobre di poter ripartire con le attività che coinvolgono ragazzi e mamme della zona. Ieri, 24 novembre, gli operatori dello spazio sociale hanno portato con sé bidoni e bottiglie d’acqua in segno di protesta, per provare ad accendere una luce sul grave disagio vissuto dalla popolazione che rappresenta l’utenza del luogo di aggregazione sociale.

«Questo centro di cui ancora attendiamo l’apertura - denuncia Martina Riina, project manager di Per Esempio - rappresentava un po’ il nuovo inizio di un lavoro nel quartiere con i giovani e le loro famiglie. Ad oggi però non è ancora possibile perché manca l’allaccio di Amap. In questo spazio facciamo studio assistito, danza, sport, è uno spazio si socialità importantissimo che ancora non può tornare ed essere restituito alla cittadinanza. Siamo tristi e arrabbiati - prosegue - le attività sono totalmente bloccate». «Per quanto digitalizzato - denuncia Roberto Roppolo, educatore del centro che si è occupato della parte relativa ai permessi e le richieste - mi sono scontrato con le solite lungaggini burocratiche e i disservizi del sistema. Ci sono sempre le solite difficoltà ad ottenere quello che dovrebbe essere un diritto». Lo spazio aggregativo è molto importante anche e soprattutto per le donne del quartiere, «che non sono soltanto delle mamme - attacca un’altra operatrice - richiedono tempo e spazio per sé stesse d noi le coinvolgiamo in tutta una serie di attività che le riguardano in prima persona».

«Al Centro» era rimasto fermo a causa della pandemia e adesso la riapertura del centro sembra un’impresa: primo ostacolo, superato con non poche difficoltà, l’erogazione della luce, questa si finalmente fornita. «Ragazzi e donne hanno bisogno di questo centro - sottolinea Rita D’Amico, operatrice - non ci sono spazi a loro dedicati ed è indispensabile tornare a fare il nostro lavoro». Gli operatori del centro raccontano che più volte si sono recati agli sportelli dedicati, «spiegando quali fossero le necessità dell’apertura - dicono - anche con il proprietario dello spazio cui paghiamo l’affitto abbiamo provato a velocizzare i tempi ma ad oggi non abbiamo ancora una data indicativa. Continuiamo ad essere in attesa: ci hanno detto che potrebbero volerci due settimane o venti giorni. Noi aspettiamo da ottobre».

Video di Matilde La Placa 

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